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Bananas

Super Vintage pre-tutto: toccato con mano, sbavato con bocca, suonato coi piedi.

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Intro.

 

Ecco un “postino” per chi avesse voglia di leggere, l’avevo già pubblicato su un altro forum ma lo schiaffo pure qua, se vi desse noia lo piallate e mi bannate a vita, concernente una delle collezioni Fender (ma anche Gibson e altra robetta) più importanti e complete del globo terracqueo, che, vedi un po’, è in Italia. Nelle mani di un privato. Caso mai qualcuno, leggendo più avanti, capisse di chi si tratta, lo prego vivamente di NON fare il nome del personaggio in questione per ovvi motivi. Siamo comunque su un forum pubblico e la privacy è anche un obbligo di Legge.
Conobbi questo personaggio per puro caso al matrimonio di un mio caro amico squattrinato come me, che ebbe la brillantissima idea di sposarne la figlia. Una vera ingiustizia insomma, visto che il mio amico non suona e delle chitarre non gliene può fregar di meno.
Com'è, come non è, finisco a parlare di chitarre col personaggio in questione. Il quale è stato anche musicista per davvero nei Sixties. Molto appassionato, nonché amico personale, di questo signore qui con la Strato rossa e gli occhiali:

 

 

E infatti mi invita nel suo vero e proprio museo, di fianco allo studio di registrazione che ha in “casa” per giocare.
Bene, buttata lì su una poltrona c'è una Strato '59 di fianco ad un AC30 col suo bel Binson appoggiato sopra. Ingenuamente gli dico: “Capperi! Sembra il setup di Hank Marvin...” E lui ridendo: “No, è il setup di Hank Marvin. Quello con cui è stata registrata Apache in pratica.” Non ho saputo trattenermi ed ho esclamato: “'Ma porka paiella impestata di your sister!”
A momenti collasso: tutte le Gibson storiche possibili e immaginabili, senza contare le Gretsch. Ma essendo io prevalentemente un fenderista, mi fiondo diretto verso una “Broadcaster” in condizioni eccellenti nonostante l'età che ha subito di fianco una “Nocaster”, fino alla “Telecaster”. Ci sono proprio tutte. Dal '51 al '65. Punto.
Mentre tentavo di riprendermi coi sali, girato l'angolo, le Strato. Tutte: dal '54 al '65. Compreso un prototipo in cedro libanese col body in due pezzi giuntato sulla spalla superiore. Vi risparmio le acustiche e gli ampli...
Ma la cosa più sorprendente in assoluto, visto che lo avevo appena conosciuto, è che mi ha offerto di farci una grattata insieme. Così, mentre lui porta in giardino con adeguato carrellino semovibile l'AC30 di cui sopra, io mi fiondo verso una Strato '62 Sunburst. Da sempre l'oggetto dei miei sogni bagnati.
Ovviamente suoniamo Apache e io gli faccio da ritmico. Perché il tipo qui suona pure. E anche bene…

 

Parte Seconda.

 

Ma come sono queste chitarre leggendarie che arrivano a costare oggi quanto un appartamento?
Prima di addentrarmi in considerazioni personali scaturite da impressioni altrettanto personali, vi avverto che non sono né un liutaio competente, né un buon musicista. Ma semplicemente un appassionato di certa musica, o meglio, di certi suoni, che si ottengono con certi strumenti ma proprio volendo, e io non voglio, pure con Fractal e Line 6. Siccome si tratta appunto solo di una passione tra le altre, mi piace, quando il tempo lo permette, approfondire un po' le cose con un approccio filologico. Quindi mi documento per avere almeno un'infarinatura di base che mi consenta un minimo di cognizione di causa.
Prima della crisi e quando il portafoglio me lo consentiva, ho girato molte Strato negli anni, comprate e rivendute, fino a trovare i “miei” strumenti. Dalle Japan vintage alle Standard americane, dalle messicane alle Custom Shop americane.

Il personaggio di cui sopra, ha raccolto i suoi strumenti nel corso di tutta la vita. Ben prima della nascita del Custom Shop Fender e della seguente mania relic, si dice, ispirata a John Page da Keith Richards degli Stones. Dunque, il personaggio, a suo tempo cercava strumenti originali dell'epoca certificati e garantiti direttamente negli Usa e nelle migliori condizioni possibili. Cercava fondamentalmente delle vere NOS. E tra la metà degli anni '70 e '80 ancora si poteva.
Mica come molta roba che gira oggi spacciata per vintage sopraffino. Soprattutto se a prezzi allettanti. Comunque stellari. Il tanti casi sono pacchi. Quanti milioni di chitarre avrà mai potuto produrre Leo Fender dal '51 al '65?
Comunque sia, nel vintage vero e proprio non esiste pedalanza. O meglio, qualcosa di rudimentale usavano anche, tipo i primi fuzz o wha, cioè roba modernissima venuta dopo, ma la cosa più importante erano gli strumenti: cioè la chitarra e l'amplificatore. Considerato anche quest’ultimo un vero e proprio strumento al pari della chitarra. Poi c'erano tremoli e riverberi valvolari, gli echo e più o meno stop: mani, orecchie, cuore e capoccia.

Non ho avuto modo di provare tutte le sole Fender del personaggio – veramente tante – ma solo alcune. In particolare la '59 di Marvin col suo AC30 abbinato, un prototipo '54 in cedro libanese, una '62 e una '65 col transition logo.
Sfatiamo qualche mito: mica vero che tutte le pre-CBS suonano incredibilmente superlative. Alcune suonano proprio da schifo come molte attuali Custom Shop. Infatti il personaggio mi disse che dovette scartarne diverse durante la sua ricerca, pure se in particolari custom color e storicamente rilevanti ai fini della sua collezione.
Questo per dire che molti strumenti odierni, anche di fascia medio-bassa, suonano proprio bene e spesso meglio di quelli vintage originali. Anche qui contano solo le orecchie e le mani.

Tornando alle chitarre del tipo. La '59 è davvero impressionante. Mai sentito nulla di paragonabile sino a quel momento. Sembra un pianoforte. Armonici “lunghi e profondi” a non finire. Prima di essere un'elettrica è una “solid body acustica”. Estremamente risonante e potente già da spenta. Trasmette la vibrazione dal body direttamente allo stomaco in maniera molto consistente e avvertibile. Costruita all'epoca su specifiche dello stesso Marvin nel suo tipico custom color, ha un manichino sottile con tastiera in palissandro e tasti jumbo. Il ponte è ovviamente tenuto flottante. Pick up anche quelli su specifiche delle stesso Marvin di cui non ricordo con esattezza le caratteristiche tecniche per cui non mi avventuro, diciamo che potete farvi un'idea studiando le caratteristiche dei suoi Kinman signature. Nessuna particolare finitura speciale o magico switch nascosto. Corde grosse. Non ricordo esattamente nemmeno la scalatura ma direi simile a una muta 0.11/049, a me peraltro ben nota e confacente. Action piuttosto alta con assetto generale pressoché perfetto. Sostanzialmente una chitarra sugli standard dell'epoca con qualche adattamento alle esigenze del playing di Marvin. Ma qui bisogna subito introdurre l'altra metà di quel suono al netto della mani di Marvin: l'AC30 e il Binson.
Pur non essendo per nulla un fanatico della musica di Marvin – sono un ignorantone e vado di rock blues alla carbonara – l'emozione di accendere un AC30 dell'epoca con tanto di logo (ingiallito) verniciato sopra “The Shadows” è stata grandissima: se non altro per la Storia. Marvin è stato uno dei primi, se non il primo, a portare “davanti” la chitarra elettrica secondo la concezione moderna. Il suono se volete ve lo potete sentire nelle registrazioni originali dell'epoca, ampiamente rintracciabili in rete. Mentre il set up che vedrete in foto e video dell'epoca è proprio quello, non simile ma quello, che ho avuto tra le mani. Bene, quell'AC30 non è ovviamente paragonabile a quelli odierni. Non dico meglio o peggio per non scatenare le solite pippologie espertologiche, dico diverso. Semplicemente perché è costruito diversamente. Con tecnologie e componenti dell'epoca. In ogni caso una gioia per le orecchie: una purezza, una dinamica, un timbro semplicemente stellari. Mai sentiti per me dal vivo sino ad allora. Infatti successivamente ho cominciato a fare molta più attenzione a quanto ascoltavo, avendo avuto la possibilità di aumentare di molto le mie conoscenze. Comunque sia, ho chiesto al legittimo proprietario di tanta bellezza di settarmi il tutto in stile Shadows per la prova. Orca boia! Che suono. Puro Paradiso per me. Eppure niente a che vedere col suono di Marvin. Semplicemente perché suonavo io. Dunque ci ho grattugiato sopra la mia ignoranza: non volevo andar più via. Restituito il set up con le stesse regolazioni al legittimo proprietario, dal suo playing usciva invece esattamente il suono di Marvin. Perché è la sua musica e se l'è studiata, introiettata e provata tutta la vita.

 

Parte terza: la prototipo '54 in cedro libanese.

 

Mi permette di fare una semplice considerazione sui body in più pezzi. Oggi le Fender di “qualità” hanno tutte il body in due pezzi giuntato al centro. Alcune custom shop “master built” dai prezzi improponibili hanno il body in pezzo unico mi pare.

Dalle american standard comprese in giù (ma a volte anche in su) son quasi tutte col body in tre pezzi. Quindi una schifezza? Proprio per niente. Anzi, in linea teorica è quasi meglio il body in tre pezzi con il blocco centrale unico – a cui è avvitato il manico – con le due spalle poi giuntate. Sempre in linea teorica il blocco centrale dovrebbe garantire un pelo di sustain in più con conseguente miglioramento della risonanza generale dello strumento. Non mi avventuro oltre per non dire altre sciocchezze...

Le Fender pre CBS dal '51 al '65 avevano in genere il body in un pezzo unico. Ma non sempre. Anche qui in linea teorica sarebbe la soluzione migliore in termini di risonanza. La ragione principale sta nella reperibilità e nella stagionatura di legni di qualità. All'epoca non c'erano tutte le restrizioni ecologiche che ci sono adesso in termini normativi. Specialmente su legni particolarmente rari e costosi. Ed è anche la ragione principale per cui le produzioni su larga scala odierne di qualità hanno minimo il body in due pezzi.

Al tempo il legno costava quindi molto meno in proporzione ad oggi. E ce n'era una disponibilità molto maggiore. Sia in termini di quantità che di qualità

La '54. Solitamente per le chitarre dell'epoca col body in due pezzi, si preferiva giuntare sulla spalla superiore e non al centro. Per le ragioni indicate più sopra.

Mollata la '59 di Marvin, la chitarra che mi fu assegnata per il “gig” dal tipo era appunto questa prototipo '54 in cedro libanese – ma ho provato anche la '62 e la '65 – per le nostre grattate. L'amp assegnatomi per lei era un Twin Reverb. Non ricordo di che anno; sicuramente un anno buono. Vietatissimo l'uso di qualsivoglia pedalino. Tastiera in acero. Tasti vintage piccolini. Muta 010. Un “V neck” cicciottello da urlo. Body ovviamente verniciato nitro con venature a vista e al tatto in un bel sunburst a due toni dall'aspetto scuretto tipo tobacco. In ottime condizioni. Perfettamente assettata. Questa chitarra, mi è stato detto, e non ho avuto motivi per dubitare conoscendo il personaggio, a proposito, vi ho detto delle Gibson? E delle Les Paul di Les Paul? Vabbè, torniamo alla '54 che era appunto una prova, un prototipo, di Leo Fender per un'edizione in cedro libanese derivante da una partita di legni su cui aveva messo le mani. Questo ci fa capire che all'epoca i legni avevano la loro bella importanza anzichenò. Dimenticavo, da un punto di vista della liuteria, direi che il livello di finitura delle chitarre d'epoca è paragonabile a quello delle odierne Custom Shop. Che a parte le costosissime “master built” sono anche quelle di produzione industriale. Diciamo che le Custom Shop di oggi possono equivalere alle standard dell'epoca in termini di cura e qualità costruttiva. In più dovrebbero essere usati dei legni di maggiore qualità e più selezionati ma ovviamente non paragonabili a quelli dell'epoca.

I pick up sono i classicissimi '54 d'epoca. Con ancora un ottimo livello di output e un magnifico colore nonostante l'età. Più che pick up direi dei veri e propri cantanti.

Il suono? Porca paiella ladra impestata! Stesso ragionamento sulla risonanza e trasmissione della vibrazione allo stomaco fatto per la '59 di Marvin. Solo che in questo caso i pick up hanno proprio quel suonino sentito in molti dei miei dischi preferiti. Dolce e delicato ma pieno e nel contempo friccicoso, ricco e dinamico. Non troppo aggressivo eppure cattivello insieme. Insomma, una '54. Zio bello che bassi! Pieni e profondi. Infiniti ma non invadenti, leggermente sotto. Medi a volontà ma per nulla nasali o inscatolati fastidiosi. Ma invece aperti e dinamici. Cantati appunto. La gamma alta? Che ve lo dico a fare. Selettore rigorosamente a tre posizioni. Purtroppo il personaggio non ha voluto saperne di regalarmela. Sarà stato il Twin d’epoca, potreste obiettare molto correttamente voi: no, era proprio la chitarra. Semplicemente perché mi ero portato dietro il mio "catrame" Custom Shop che possedevo allora. Era una stupenda time machine '60 relic bianca con tastiera in palissandro e manico bird eye, uscita nei ‘90 dal custom shop di John page, e che avevo portato proprio, chiedendo il permesso in occasione di un’altra grattata, per fare dei confronti con le originali. L'ho suonata sia nel AC30 che nel Twin. No bella eh, bei suoni e tutto. Finitura stupenda. Ma dopo i confronti rischiavo di farci legna da camino e l'ho venduta subito.

 

Buona Befana allora.

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12 minuti fa, ciubo dice:

...(fossi in te) farei di tutto per scoparmi la moglie del tuo amico! :TRgoccia2:

E BRAVO IO NON LO VOLEVO DIRE.............:P

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34 minuti fa, Marco white dice:

Bello, scrivi pure bene


Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk

 

 

Quoto, bellissimo racconto, scritto bene, sembrava di essere li.

PS:dai retta a Ciubo e Romoletto....

 

Raccontaci di più, via. Non ti ha permesso di fare qualche foto (condivisibile in pubblico) dell'arsenale?

 

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Bel post!

Ma dicci la moglie l'ha scelta con altrettanto criterio o è un lavandino industriale sfondato?

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Bellissimo post. Mi sembrava di essere lì. Ottime considerazioni tra l'altro, anche se non sono un appassionato del vintage. 

 

Ignoravo la questione sui tre pezzi. Ho sempre pensato che due pezzi giuntati al centro fossero il top, ma il tuo discorso ha senso!

 

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3 ore fa, Gau dice:

Bel post!

Ma dicci la moglie l'ha scelta con altrettanto criterio o è un lavandino industriale sfondato?

 

Ecco, i post tipo questo sono uno dei motivi per cui ho deciso alla fine di loggarmi su Radiochitarra.

Ovviamente il collezionista, di chitarre, non di mogli, ha la moglie gnocca sì. Come pure il mio amico.

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5 ore fa, Bananas dice:

Trasmette la vibrazione dal body direttamente allo stomaco in maniera molto consistente e avvertibile.

Ecco questa è anche la mia sensazione con molti legni vecchi, impagabile

Grande post, niente male anche l'avatar orwelliano :sorrisone:

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Bello che figata deve essere stata!

Detto questo io ci proverei a morte con la moglie del tuo amico hai presente che eredità?:sorrisone:

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Bellissimo resoconto, come sempre chi ha le zucche non ha i maiali, il tuo amico si ritrova il suocero con una delle collezioni più importanti al mondo e non suona nemmeno il benjo....... e un ingiustizia però!

 

ma les Paul della golden era?? Dai che sbavo un po'!

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mi sembra di essere tornato bambino mentre la nonna mi raccontava le storie, ma non ti ha più invitato nel suo museo?

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Bel post veramente, sana invidia per aver avuto la possibilità si provare certe perle! Ma secondo te il corpo di una strato è così importante? L'altro giorno per curiosità ho scambiato i corpi a due delle mie strato. Una è la road worn, corpo due pezzi in ontano, verniciato in teoria a nitro, cmq vernice finissima. L'altra chitarra è una squier presa per scherzo, 100 euto, corpo in legno sconosciuto,  piu fino delle classiche strato,  immerso nella plastica che suona così così.. Beh con mia enorme sorpresa scambiando i corpi il suono è cambiato pochissimo, sfumature. Mi sto convincendo che il suono delle chitarre a manico avvitato è dato quasi esclusivamente dal manico. Cosa ne pensate? 

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4 ore fa, Bananas dice:

 

Ecco, i post tipo questo sono uno dei motivi per cui ho deciso alla fine di loggarmi su Radiochitarra.

Ovviamente il collezionista, di chitarre, non di mogli, ha la moglie gnocca sì. Come pure il mio amico.

 

Hehehhe omo di gran gusto allora!

Beh dai direi che ti ci sei ormai introdotto con questo collezionista, ciò che non gode il tuo amico, goditelo te!

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Bellissimo.. Mi associo a chi ha detto che scrivi bene.. Invidia massima, avrei voluto farci un giretto anche io porca miseria!!

Se puoi, se ti va, parlaci anche delle Les Paul ;)

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Intanto grazie a tutti per l'apprezzamento: coi post a lenzuolata si rischia sempre una fulgida trapanata di zebedei.

Col collezionista invece non ci vediamo da un pezzo, mentre col mio amico siamo appunto parecchio amici quindi la moglie, che è un'amica pure lei, non la provolo no.

Mi è comunque tornata voglia di fare un salto a contemplerare tanto ben di Dio perchè ultimamente mi è anche tornata la voglia di suonare che mi è altalenante. Oddio suonare, sbluesrockeggiare ignorantemente ad minchiam più che altro...

Foto al momento non ne ho, e comunque non le posterei senza il permesso del tipo. La prima volta che avrò occasione di vederlo magari glielo chiederò.

Le Les Paul non le ho provate: bellissime comunque. Un paio appartenute alle stesso Les Paul, bellissime anche le 335 in su e in giù, le Gretsch, compresa una delle White Falcon di Elvis, le Gibson acustiche come le Martin. Tutte con le loro belle certificazioni storiche.

Considerate però che il tipo si accattava molte delle sue chitarre nel periodo in cui esplosero i vari Van Halen, Vai, Satriani e via dicendo. Cioè nel periodo del punto più basso della produzione Fender. Le Strato le schifavano tutti, era un periodo in cui si guardava avanti e non indietro come oggi, chitarristicamente parlando. Era esploso anche il Pop con sequencer e mega stack di tastieroni. E infatti molte delle sue chitarre le ha pagate poco rispetto ai valori attuali.

Per quanto riguarda il suono, la mia impressione è che la lunghissima stagionatura dei legni di qualità, determini quella magnifica risonanza generale che arriva bella bella nei pick up, e da lì all'amplificatore.

Non sono più riuscito a sentire dal vivo "quell'effetto pianoforte", quella ricchezza amonica, di cui dicevo nel postone. Rozzamente, basta fare un Mi a vuoto in prima posizione, senza effetti, pulito ed equalizzato flat e a volume umano, per sentire quando dura il suono. A parte la rotondità vellutata, su quegli strumenti vintage non finiva più. Ho anche l'impressione, ma magari sbaglio, che negli srumenti moderni di produzione industriale facciano molto wiring e pick up. Pure se la differenza tra una tastiera in palissandro e una in acero ovviamente si sente. Tuttavia sulle Fender di oggi, anche super cheap, mi piace valutare che l'accoppiata corpo/manico sia riuscita quindi ben risonante anche da spente. I pick up si possono sempre cambiare, i legni duri che non vibrano no.

Infine c'è il contributo dell'amplificatore spesso sottovalutato, ma che invece ho imparato a considerare uno strumento al pari della chitarra.

Insomma, le variabili sono davvero molte. Infine considerate che non sono un vero espertologo plurititolato ma un semplice appassionato, dunque potrei anche aver deltto delle gran minchiate.

 

 

 

 

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18 minuti fa, Bananas dice:

Infine c'è il contributo dell'amplificatore spesso sottovalutato, ma che invece ho imparato a considerare uno strumento al pari della chitarra.

 

vale sempre la massima che "se hai un amplificatore di merda avrai sempre un suono di merda" :lol:

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5 minuti fa, Davide79 dice:

 

vale sempre la massima che "se hai un amplificatore di merda avrai sempre un suono di merda" :lol:

 

2 minuti fa, Marco_78 dice:

 

Per me il contributo dell'ampli è maggiore di quello della chitarra. 

 

Concordo a missile proprio. Senza andare chissà dove, basta prendere un Blues Junior super cheap tipo il mio e provare a cambiare tre o quattro coni diversi decenti. Solo cambiando un cono, cambia tutto.

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25 minuti fa, Bananas dice:

Intanto grazie a tutti per l'apprezzamento: coi post a lenzuolata si rischia sempre una fulgida trapanata di zebedei.

Col collezionista invece non ci vediamo da un pezzo, mentre col mio amico siamo appunto parecchio amici quindi la moglie, che è un'amica pure lei, non la provolo no.

Mi è comunque tornata voglia di fare un salto a contemplerare tanto ben di Dio perchè ultimamente mi è anche tornata la voglia di suonare che mi è altalenante. Oddio suonare, sbluesrockeggiare ignorantemente ad minchiam più che altro...

Foto al momento non ne ho, e comunque non le posterei senza il permesso del tipo. La prima volta che avrò occasione di vederlo magari glielo chiederò.

Le Les Paul non le ho provate: bellissime comunque. Un paio appartenute alle stesso Les Paul, bellissime anche le 335 in su e in giù, le Gretsch, compresa una delle White Falcon di Elvis, le Gibson acustiche come le Martin. Tutte con le loro belle certificazioni storiche.

Considerate però che il tipo si accattava molte delle sue chitarre nel periodo in cui esplosero i vari Van Halen, Vai, Satriani e via dicendo. Cioè nel periodo del punto più basso della produzione Fender. Le Strato le schifavano tutti, era un periodo in cui si guardava avanti e non indietro come oggi, chitarristicamente parlando. Era esploso anche il Pop con sequencer e mega stack di tastieroni. E infatti molte delle sue chitarre le ha pagate poco rispetto ai valori attuali.

Per quanto riguarda il suono, la mia impressione è che la lunghissima stagionatura dei legni di qualità, determini quella magnifica risonanza generale che arriva bella bella nei pick up, e da lì all'amplificatore.

Non sono più riuscito a sentire dal vivo "quell'effetto pianoforte", quella ricchezza amonica, di cui dicevo nel postone. Rozzamente, basta fare un Mi a vuoto in prima posizione, senza effetti, pulito ed equalizzato flat e a volume umano, per sentire quando dura il suono. A parte la rotondità vellutata, su quegli strumenti vintage non finiva più. Ho anche l'impressione, ma magari sbaglio, che negli srumenti moderni di produzione industriale facciano molto wiring e pick up. Pure se la differenza tra una tastiera in palissandro e una in acero ovviamente si sente. Tuttavia sulle Fender di oggi, anche super cheap, mi piace valutare che l'accoppiata corpo/manico sia riuscita quindi ben risonante anche da spente. I pick up si possono sempre cambiare, i legni duri che non vibrano no.

Infine c'è il contributo dell'amplificatore spesso sottovalutato, ma che invece ho imparato a considerare uno strumento al pari della chitarra.

Insomma, le variabili sono davvero molte. Infine considerate che non sono un vero espertologo plurititolato ma un semplice appassionato, dunque potrei anche aver deltto delle gran minchiate.

 

 

 

 

Il che dimostra che costui è un bel drittone!

Non penso proprio che ti faccia fare foto e fossi in lui non lo farei, ma quindi di molti pezzi ha certificata l'appartenenza ai personaggi famosi? Dicci qualcosa di quei pezzi se puoi (così istruisco il mio amico Zlatan :banana:)

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12 ore fa, newsound dice:

Bel post veramente, sana invidia per aver avuto la possibilità si provare certe perle! Ma secondo te il corpo di una strato è così importante? L'altro giorno per curiosità ho scambiato i corpi a due delle mie strato. Una è la road worn, corpo due pezzi in ontano, verniciato in teoria a nitro, cmq vernice finissima. L'altra chitarra è una squier presa per scherzo, 100 euto, corpo in legno sconosciuto,  piu fino delle classiche strato,  immerso nella plastica che suona così così.. Beh con mia enorme sorpresa scambiando i corpi il suono è cambiato pochissimo, sfumature. Mi sto convincendo che il suono delle chitarre a manico avvitato è dato quasi esclusivamente dal manico. Cosa ne pensate? 

 

ne parlavo qualche settimana fa con mio fratello che mi diceva di aver letto delle parole del signor "Sliders", convinto sostenitore che il grosso del suono arriva dai pu.

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