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dr.pitch

Life in 12 bars - Clapton al cinema

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Visto ieri sera.

Film crudo, analizza fino in fondo tutti i momenti e le fasi della vita di Eric, specialmente quelle più nere.

Secondo me con tutto il materiale video/audio che esiste e che può esistere si poteva fare di meglio.

Non è possibile che alcune foto/sequenze vengano ripetute più volte durante l'arco del film.

Poi non c'è nessun accenno o analisi alla sua evoluzione strumentale.

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Dunque ragaz, a me è piaciuto molto. La musica non è centrale ma fa da sfondo al racconto. Quindi chi si aspettasse megasvisate inedite coi Cream e gli altri resterà deluso. Semplicemente si tratta di lui in prima persona che racconta se stesso al documentarista in "voice off". Il quale ha poi cercato di recuperare tutto il materiale possibile per montarlo sopra il racconto di EC medesimo. Il materiale di repertorio è quello. All'epoca i filmini familiari o tra amici (e che amici minchia!) si facevano in Super 8 o al massimo in 16 o Super 16mm. I rulli erano da pochissimi minuti. E a meno che non si trattasse di prodotti professionali di tipo giornalistico destinati alla televisone, interviste o altro, il più delle volte non c'era neppure colonna sonora. Le macchine fotografiche professionali richiedevano competenze non da poco, dunque si usavano macchinette amatoriali a telemetro con ottica fissa senza nemmeno poter vedere la messa a fuoco. E comuncque ci voleva un botto di luce data la sensibilità delle pellicole. Non c'erano smartphone né telecamerine agili. Peraltro le telecamere fino a metà degli anni '80 e oltre erano a tubi (uno sbatti allucinante per chi le ha usate e sa di cosa si tratta). Non esistevano camcorder e dovevi portarti dietro il video registratore a parte con nastri da un pollice e solo più tardi da 3/4. Tra l'altro la pellicola oggi non è di facile gestione... Anche per le famose session degli Stones in Exile non è che abbondi il materiale filmato. Come per Hendrix e gli altri.

Il documentario in sé a me ha molto emozionato e commosso. Racconta la sua storia personale che è decisamente triste e dolorosa e fa a cazzotti con la sua immagine pubblica super cool e apparentemente stronza: il rapporto coi nonni genitori adottivi, con la madre naturale, il padre naturale. Una figlia avuta in giro. Connor e Lory Del Santo, Patty Boyd e George Harrison con sullo sfondo Hendrix, Duane Allman, i Cream e gli altri. Si tratta di una storia di dolore ingestibile, di autonomia, di fragilità, di pudore profondo, di riscatto e di grande talento. Anche se l'anima oggi non è più di moda, chi ancora si ricorda di averne una, probabilmente troverà pane per i suoi denti.

A mio parere chi ama pensare a se stesso come un artista, che sia un musicista o meno, dovrebbe vederlo. C'è anche la splendida dedica che gli ha fatto BB King sul palco del Crossroad, che quindi io avevo già visto e ammetto senz'altro anche la lacrimuccia. Coloro che hanno sperimentato esistenze difficili e i più sensibili, si identificheranno con l'uomo più che col musicista. Che è poi anche il senso del documentario.

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Visto su youtube l'altra sera e, francamente, mi aspettavo qualcosina di più...

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