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Auro

Burnfx Linedrive 2

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A seguito di uno scambio su MM mi sono ritrovato in casa un Burnfx Linedrive 2. 

Prima di procedere a questa transazione, avevo ascoltato alcune demo del pedale, ricavandone una buona impressione. All'uso pratico sono rimasto ancora più piacevolmente sorpreso per la resa di questo od che per me rappresenta una sorta di novità, in quanto non si rifà a timbri di sapore marshalliano o ai classici screamer. 

Forse con certi settaggi le alte frequenze mi risultano un poco dure (ci sto già lavorando...), ma per l'utilizzo che intendo farne, cioè a gain molto basso, mi sembra praticamente perfetto, tanto più che si sposa anche molto bene con gli altri pedali di drive, sia dopo che come specie di boost prima.

A proposito di alte frequenze, il pedale è dotato di un selettore che permette di attivare una seconda regolazione indipendente dei treble, come se, alla fine, si trattasse di due circuiti in uno: non solo c'è la possibilità di settare le alte in due modi diversi, ma cambia anche qualcosa in termini di gain e di risposta in frequenza in generale.

Altro bel plus, che per me non guasta mai, la versione che ho io è customizzata con un motivo grafico sullo chassis molto gradevole.

In ultimo, un altro punto a favore di questo pedale è relativo alle dimensioni e alla forma, che ben si adattano all'idea della smart pedalboard che intendo allestire.

Che dire?! 

Anche se non l'ho preso nuovo direttamente da lui, mi sento in dovere di spendere parole di elogio per il lavoro di Davide: bravo, bravo, bravo!!!

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Altro giro, altre prove. Regolando opportunamente i controlli di tono, sono riuscito a smussare quella punta di durezza delle alte di cui parlavo prima. 

Per quanto concerne la trasparenza, be', per quanto mi riguarda non la ritengo una condicio sine qua non in senso assoluto, poiché tale aspetto è sotteso alle relative e specifiche finalità, anzi, a volte certi pedali si distinguono proprio per il loro particolare colore; ciò premesso, devo anche dire che con i controlli di tono a ore 12 il Linedrive restituisce praticamente identica l'eq di base. Inoltre, a differenza di tanti altri od, a volte anche abbastanza blasonati, il Linedrive non mi dà quella percezione fastidiosa di uno schiacciamento, che poco o nulla a che fare con una compressione naturale, tra gli estremi di banda, ma risulta aperto. Pur avendo fatto le mie prove a volumi non esagerati, la sensazione della dinamica, soprattutto in relazione alla forza della pennata, è molto buona. 

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E poi Dado se vuoi te lo modifica su misura... ti fa le alte che vuoi... l'ho sentito in alcune occasioni e provato velocemente e confermo che non schiaccia affatto il suono, ma lo 'apre'...

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a quanto lo fai? o permutina a chiusura del mercato estivo? bastoni, barella o lautaro alla pari

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22 hours ago, Auro said:

Altro giro, altre prove. Regolando opportunamente i controlli di tono, sono riuscito a smussare quella punta di durezza delle alte di cui parlavo prima. 

Per quanto concerne la trasparenza, be', per quanto mi riguarda non la ritengo una condicio sine qua non in senso assoluto, poiché tale aspetto è sotteso alle relative e specifiche finalità, anzi, a volte certi pedali si distinguono proprio per il loro particolare colore; ciò premesso, devo anche dire che con i controlli di tono a ore 12 il Linedrive restituisce praticamente identica l'eq di base. Inoltre, a differenza di tanti altri od, a volte anche abbastanza blasonati, il Linedrive non mi dà quella percezione fastidiosa di uno schiacciamento, che poco o nulla a che fare con una compressione naturale, tra gli estremi di banda, ma risulta aperto. Pur avendo fatto le mie prove a volumi non esagerati, la sensazione della dinamica, soprattutto in relazione alla forza della pennata, è molto buona.  

Minchia Auro mi sa che ti prendo come dimostratore bravo, hai centrato esattamente tutte le caratteristiche del pedale ah, con il gain molto basso e il volume alto lo puoi usare anche come clean booster. Grazie per la bella recensione!

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23 minuti fa, Dado dice:

Minchia Auro mi sa che ti prendo come dimostratore bravo, hai centrato esattamente tutte le caratteristiche del pedale ah, con il gain molto basso e il volume alto lo puoi usare anche come clean booster. Grazie per la bella recensione!

Grazie a te per l'ottimo prodotto! Dopo questa pur tardiva scoperta, mi è sorta anche una certa curiosità per il Poundcake. Se non disturbo, nei prossimi giorni ti chiederei alcune informazioni a tale proposito.

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4 minuti fa, Raffus dice:

 Scrive anche molto bene

In realtà ci sono refusi ed errori di battitura. Ho dei seri problemi con il touchscreen del telefono...😄

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Va anche sottolineato come, in funzione “clean” boost, l’equalizzazione diventi molto utile per aumentare ulteriormente la versatilità del pedale, trasformandolo in un vero e proprio coltellino svizzero. 
 

Ho fatto modificare il mio aggiungendo un ulteriore stadio di guadagno in modo da avere una sorta di “double channel overdrive”. 
 

Mai più senza.

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4 ore fa, Elia dice:

Va anche sottolineato come, in funzione “clean” boost, l’equalizzazione diventi molto utile per aumentare ulteriormente la versatilità del pedale, trasformandolo in un vero e proprio coltellino svizzero. 

Per testarne la resa come clean boost , l'ho usato in abbinamento al Wampler Clarksdale, pedale che ho messo in vendita, in quanto in questo momento sono in una fase di idiosincrasia verso gli screamer. Rispetto ai classici Ibanez, il Clarksdale è già meno nasale sulle medie; con il Linedrive davanti, oltre all'incremento di botta e di gain, si attenua ulteriormente quella sorta di marcio che caratterizza questa tipologia di overdrive.  Ora voglio provarlo anche prima del canale drive del The AT+ per vedere la differenza  di resa con l'eccellente boost integrato del JHS.

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La prova che ho appena terminato è stata fatta a volumi abbastanza bassi, ma credo che mi abbia fornito delle indicazioni di massima. 

Prima di illustrarne gli esiti, è opportuno fare una doverosa premessa. Nel tempo ho notato che il The AT+ può essere scorbutico con altri pedali di gain in catena, a prescindere se siano attivati o meno. Il caso limite è stato con un TC Mojo che, ovunque lo piazzassi, faceva suonare veramente male il JHS. Anche con i Wampler Plexidrive e Clarksdale in catena ho osservato l'insorgere di un pur lievissimo fastidio, in particolare se questi erano posizionati prima. Con il Linedrive non ho evinto problemi di tale sorta, anzi, addirittura il JHS sembra suonare ancora meglio se segue il Burnfx.

Veniamo ora al confronto tra boost, le cui conclusioni sono comunque una sintesi delle varie regolazioni che ho usato. 

Nel complesso il boost integrato del JHS aggiunge al suo canale drive più compressione, più guadagno e lascia la saturazione un poco più rotonda rispetto al Linedrive in front, il quale, di contro, come già avevo osservato nell'abbinamento con il Clarksdale, rende il suono più aperto e intellegibile, seppur con minor distorsione e sustain.

Cosa significa questo? 

A volumi da cameretta (nel mio caso da tinello...) e in considerazione della mia assai limitata perizia con lo strumento il boost integrato, proprio per la sua maggiore compressione, mi facilita l'esecuzione di linee solistiche e alle orecchie suona più pieno. Se devo, però, pensare ad un'ipotetica situazione di full band con volumi molto alti e l'intera gamma di frequenze coperta, ipotizzo che l'altro boost, proprio perché maggiormente capace di aprire il suono e di portarlo più in faccia, sia più funzionale.

Ecco, questo è un altro punto a favore del Linedrive, che sicuramente è concepito per una resa più efficace laddove alla fin fine conta di più. 

Ho anche provato una sorta di super stack: canale drive del JHS a ore 9, quindi con una saturazione abbastanza importante ma non massiccia, e a seguire il boost integrato e il Linedrive. Ai volumi di cui sopra il suono si apre e il rumore di fondo resta ancora accettabile.

In conclusione, penso che quando rimonterò l'ennesima pedalboard temporaneamente definitiva il Linedrive andrà prima del JHS.

 

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50 minutes ago, Auro said:

La prova che ho appena terminato è stata fatta a volumi abbastanza bassi, ma credo che mi abbia fornito delle indicazioni di massima. 

Prima di illustrarne gli esiti, è opportuno fare una doverosa premessa. Nel tempo ho notato che il The AT+ può essere scorbutico con altri pedali di gain in catena, a prescindere se siano attivati o meno. Il caso limite è stato con un TC Mojo che, ovunque lo piazzassi, faceva suonare veramente male il JHS. Anche con i Wampler Plexidrive e Clarksdale in catena ho osservato l'insorgere di un pur lievissimo fastidio, in particolare se questi erano posizionati prima. Con il Linedrive non ho evinto problemi di tale sorta, anzi, addirittura il JHS sembra suonare ancora meglio se segue il Burnfx.

Veniamo ora al confronto tra boost, le cui conclusioni sono comunque una sintesi delle varie regolazioni che ho usato. 

Nel complesso il boost integrato del JHS aggiunge al suo canale drive più compressione, più guadagno e lascia la saturazione un poco più rotonda rispetto al Linedrive in front, il quale, di contro, come già avevo osservato nell'abbinamento con il Clarksdale, rende il suono più aperto e intellegibile, seppur con minor distorsione e sustain.

Cosa significa questo? 

A volumi da cameretta (nel mio caso da tinello...) e in considerazione della mia assai limitata perizia con lo strumento il boost integrato, proprio per la sua maggiore compressione, mi facilita l'esecuzione di linee solistiche e alle orecchie suona più pieno. Se devo, però, pensare ad un'ipotetica situazione di full band con volumi molto alti e l'intera gamma di frequenze coperta, ipotizzo che l'altro boost, proprio perché maggiormente capace di aprire il suono e di portarlo più in faccia, sia più funzionale.

Ecco, questo è un altro punto a favore del Linedrive, che sicuramente è concepito per una resa più efficace laddove alla fin fine conta di più. 

Ho anche provato una sorta di super stack: canale drive del JHS a ore 9, quindi con una saturazione abbastanza importante ma non massiccia, e a seguire il boost integrato e il Linedrive. Ai volumi di cui sopra il suono si apre e il rumore di fondo resta ancora accettabile.

In conclusione, penso che quando rimonterò l'ennesima pedalboard temporaneamente definitiva il Linedrive andrà prima del JHS.

 

Se ti dovesse interessare ottenere più gain e compressione dal LineDrive, ho progettato (proprio sul LineDrive) un piccolo pedalino che si chiama Jerk.

Il Jerk è un overdive leggero con gain NON regolabile ma fissato internamente, ha una sola manopola che è il volume d'uscita, quindi puoi boostare qualsiasi pedale o amplificatore sia con gain (fisso) che con volume (regolabile) ottenendo una serie di sfumature interessanti.

Il Jerk enfatizza un pochino le frequenze basse facendole clippare e un pò di più le frequenze acute dando una spinta (Jerk vuol proprio dire spinta) all'estremo banda alto che può essersi scurito dopo l'aumento di gain. Funziona molto bene appunto messo prima del LineDrive perchè ne aumenta l'intelleggibilità in alto e gli comprime un pò le basse tenedole a bada.

Il Jerk funziona anche parecchio bene sulle plexi leggermente increspate per ottenere un bel crunch pesante, e posto prima di tutti quei pedalini di gain che si "perdono" un poco o a cui manca un pò di cattiveria.

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In realtà non mi serve più compressione per il Linedrive che, così com'è e per l'uso come od leggero, per me è già ottimale. La maggiore compressione di cui parlavo è relativa al suono lead che ho con il boost del Jhs sul suo.canale drive. 

Non ho mai fatto mistero di apprezzare molto il The AT+, ma sono sempre curioso di conoscere soluzioni nuove. L'idea del Jerk mi sembra molto valida come concetto e immagino che renda bene per pompare il Poundcake.

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2 ore fa, Uilliman Coscine Terzo dice:

Apro nel mercatino l'annuncio della vendita del JHS?

Solo quando trovo un lead che mi dia più soddisfazione (non è impresa facile...) con un pedale dallo chassis di altra forma e colore.

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Oggi ho fatto altre prove. Anche con il drive alto il pedale è godurioso, perché resta molto intellegibile. Ho provato anche a mettergli davanti il Clarksdale (l'altro giorno era prima del Wampler) e devo dire che sono rimasto sorpreso, perché oltre a boostare bene gli altri pedali, si lascia spingere bene. 

Altri punti a favore per questo drive!

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Le positive impressioni a caldo sono più che confermate: il Linedrive 2 è un gran pedale.

Dopo tante prove ho trovato anche un settaggio ottimale che funziona egregiamente sia come stand alone overdrive che come booster davanti al drive del The AT+ . Alla fine, proprio perché la resa è differente, non c'è nemmeno conflitto con il boost integrato del JHS: se voglio un suono lead più gonfio e compresso, uso quest'ultimo, se, di contro, ne voglio uno più aperto con un pelo di gain in meno, aggiungo il Linedrive. 

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Intanto oggi mi è arrivato anche il chorus di Davide. Non ho ancora avuto modo di testarlo bene, ma seguiranno relative impressioni.

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Alcune impressioni sul chorus BurnFX.

Maggior limite: non è invasivo.

Punto di forza: non è invasivo.

Spiego questa apparente contraddizione. A gusto personale e in senso assoluto, quindi non legato all'interazione con altri pedali e in contesti di full band, a me sono sempre piaciute le modulazioni molto pesanti, ecco quindi perché parlo di limite riferendomi alla profondità non eccessiva di questo effetto.

Se, invece, devo valutare il comportamento del pedale in abbinamento ad altri, ecco che questo presunto limite diventa indiscutibilmente un pregio notevole.

Di norma, senza la presunzione di giudicare tout court un pedale in pochi minuti, riesco comunque a capire dopo il primo assaggio se una scatoletta faccia per me o meno. In questo caso ho fatto più prove per capire questo chorus e progressivamente ne ho scoperto e apprezzato le caratteristiche.

Parto quindi dalla conclusione: anche questo è un pedale di alta qualità.

Il modello che ho io oltre ai canonici controlli rate e depth presenta anche un potenziometro deputato al tono e uno per il blend per regolare la quantità di effetto rispetto al suono dry. Come dicevo, l'effetto non è particolarmente invasivo, ma ciò non significa che questo chorus risulti freddo o chirurgico. Certo, essendo abituato all'estrema profondità di un Voodoo Lab, all'inizio sono rimasto spiazzato, poi, come indicavo sopra, mi si è aperto un mondo. Questo chorus non impasta, non tira indietro né confonde il suono di base, con il quale si amalgama in modo naturale, e resta sempre molto a fuoco: se, parafrasando e mutando un poco un noto assunto, due indizi fanno quasi una prova, direi che questo evidentemente è un marchio di fabbrica dei prodotti realizzati da Davide. Lavora bene sia in pre che in post alle saturazioni, alle quali aggiunge il carattere della modulazione, senza però snaturare nulla con esiti fastidiosi, cosa che peraltro mi accadeva con altri effetti che, presi da soli, mi piacevano di più. Insomma, qui abbiamo una sintesi, non un compromesso, ma, ribadisco, una sintesi, tra suono e praticità di utilizzo. Non ultimo, trovo decisamente apprezzabile anche l'aspetto estetico. Promosso a pieni voti. 

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