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C'era una volta il Roland SDD-320 Dimension D, uno chorus stereo a rack immesso sul mercato per la prima volta nel 1979 e divenuto in brevissimo tempo un must in tutti gli studi di registrazione del mondo: innumerevoli gli artisti che lo hanno utilizzato intensivamente (e forse ne hanno anche abusato), basti citare gente del calibro di Brian Eno, Peter Gabriel, Kate Bush, The Edge, Talking Heads, Stevie Ray Vaughan...insomma, non proprio gli ultimi sprovveduti. Nel 1985 la Roland fece uscire il famosissimo Boss DC2, versione a pedale dell'SDD-320 cui però mancavano alcune features del fratello maggiore. Entrambi gli apparecchi sembrano aver mantenuto intatto il loro fascino nonostante la vecchiaia, tanto è vero che un Boss DC2 in buone condizioni rischiate di pagarlo ancora oggi dai 180 euro a salire, e per un SDD-320, ammesso che riusciate a trovarlo, non è ragionevole sperare di spenderne meno di 1000/1200. Molti anni fa John Fromel, da Seattle, fu il primo "boutique builder" a realizzare un clone, migliorato sotto diversi punti di vista, del Boss DC2: vide così la luce il Fromel Seraph, pedale che personalmente ho amato alla follia e che ho venduto e ricomprato varie volte, sempre per quella strana malattia che affligge noi chitarristi...no, non la GAS, quell'altra senza un nome, quella che ci fa vendere le cose che amiamo anche se intimamente sappiamo benissimo che di meglio non troveremo. Da qualche anno il pedale era fuori produzione ma era cosa nota che alla Fromel stessero lavorando ad una versione "potenziata" del Seraph, motivo per cui mi sono sempre mantenuto in contatto con loro pregandoli di avvisarmi se ci fossero state novità...e purtroppo per il mio conto in banca così hanno fatto. E' arrivato il Fromel Seraph Deluxe. Di che si tratta? Ormai l'avrete capito: il Seraph DLX è una replica a pedale del mitico Roland Dimension D, con però diverse funzioni aggiuntive che ne aumentano esponenzialmente la versatilità e le possibilità di utilizzo. Il sistema a 3 switch on-off, mutuato dal vecchio Seraph e volto a replicare le funzionalità dei 4 bottoni, è rimasto intatto: anche in questo caso i modi possono essere combinati fra di loro, dando la possibilità di avere 9 suoni preimpostati richiamabili a piacere. Oltre a questi sono presenti anche 2 switch aggiuntivi, denominati TZF e VIB, anch’essi fatti per lavorare in combinazione fra di loro. Con entrambi off il pedale funziona in modo standard, quindi con 2 linee di ritardo e mix fra wet e dry al 50%. Con il TZF su on una delle 2 linee di ritardo sparisce e il pedale diventa di fatto un chorus tradizionale; con il VIB su on il segnale diventa 100% wet, permettendo il cosiddetto through zero flange effect. Mettendo, infine, entrambi gli switch su on abbiamo chiaramente entrambe le funzioni attivate, il che rende possibile il classico effetto di true pitch vibrato. A completare tutto ciò, un secondo footswitch consente di passare alla modalità “manuale”: in questa modalità i classici controlli rate e depth diventano attivi ed è quindi possibile regolarli manualmente tramite appositi potenziometri. Anche in modalità manuale gli switch TZF e VIB funzionano allo stesso modo, anzi…è proprio qui che diventano veramente utili. Va da sé che attraverso queste 2 modalità di funzionamento è possibile avere 2 “preset” richiamabili istantaneamente tramite footswitch, cosa che trovo molto comoda. Il pedale è stato ben studiato, e questo si evince chiaramente anche analizzando il range del controllo manuale di velocità, che parte già da un livello medio, saltando a piè pari i suoni “lentissimi”: il motivo è evidente, quei suoni sono già coperti egregiamente dai 9 preset preimpostati richiamabili con gli switch, quindi la parte a controllo manuale è stata interamente pensata per i suoni a velocità media o alta. Ovviamente, essendo una replica del Dimension D, il pedale non poteva non essere dotato di 2 ingressi e 2 uscite per permettere un utilizzo completamente stereo. Il Seraph DLX è infine ordinabile con chip moderni o con chip nos Panasonic dell’epoca: inutile dire che l’esemplare in mio possesso è dotato di questi ultimi. Veniamo al dunque: come suona? Da lacrime. Ho avuto decine di chorus in vita mia, alcuni li ho trovati veramente ben suonanti, altri meno…questo è semplicemente divino. Il suono corrispondente alla modalità 2 del vecchio SDD-320 (primo switch attivato sul Seraph) è semplicemente perfetto, la quintessenza del mio chorus ideale: arioso ma profondissimo, scintillante, etereo, magico. Tutti e 9 i “preset” ottenibili con gli switch suonano in maniera meravigliosa e coprono superbamente tutti quei suoni da chorus “fermo” che adoro e che hanno segnato la mia adolescenza. Non vi è traccia della fastidiosa mediosità tipica, ad esempio, di un CE-2, pedale bellissimo, per carità, ma almeno per me alla lunga difficilmente tollerabile. La doppia linea di ritardo (ognuna delle 2 linee “modula” a 180 gradi fuori fase rispetto all’altra) crea una complessità armonica inimmaginabile per chi è abituato a sentire i normali chorus mono. La modalità manuale apre ulteriori possibilità, soprattutto sui suoni a rate alto, suoni che mancavano completamente al vecchio Seraph e anche al Dimension D originale. Simulazioni di leslie, chorus mono tradizionali, effetti di detune, vibrati: grazie agli switch e ai controlli manuali tutto diventa possibile, e tutto suona dannatamente bene. Uno dei problemi che affliggeva il vecchio Seraph era la mancanza di “tenuta” nell’interfacciarsi con segnali di linea o comunque segnali importanti, problema risolto alla grande con questo nuovo Seraph DLX, che pare invece non distorcere mai. Non mi dilungo troppo in parole, eccovi qualche assaggino: https://www.dropbox.com/s/j67s734smco9efe/ser1.mp3?dl=0 https://www.dropbox.com/s/r0ktbvrzv0alhgc/ser2.mp3?dl=0 https://www.dropbox.com/s/zycmwhrxcmcpp6a/ser6.mp3?dl=0 Parliamo dei difetti, perché a mio avviso non si può fare una recensione degna di tal nome senza parlare anche di quello che non va. Primo, e lo dico senza mezzi termini: il prezzo. A mio avviso il pedale costa troppo, soprattutto considerando che il grosso del lavoro di progettazione l’ha fatto Roland 40 anni fa e che buona parte dei componenti sono SMD. Ok, era probabilmente l’unico modo per rendere il pedale pedalboard friendly, ma resta il fatto che il prezzo richiesto a mio avviso è troppo alto per quello che il pedale realmente è. Seconda cosa: le funzionalità. E’ stato fatto un ottimo lavoro ma io credo che con qualche ulteriore accorgimento si sarebbe potuto fare di meglio: un controllo di mix in particolare non sarebbe guastato, così come una qualche modalità di intervento sul delay time. Fondamentalmente questo, non mi viene in mente altro. In sintesi, chorus stellare, suono superbo, esteticamente un gioiellino ma decisamente caruccio: per gli appassionati del genere secondo me è destinato a diventare un must.