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Sancho

l'Autodidatta e la didattica

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Il percorso dell'autodidatta è particolare, ti siedi con la chitarrina di turno, i primi accordi si trovano, si imparano, poi dietro lo stereo ad uscire i primi brani (oggi dietro il PC), dopo un pò, forse, la prima band e l'eterna sfida con i soli, ma non va sempre tutto liscio...........c'è una casistica di autodidatti, in cui rientravo io, che rischia seriamente di avere un amore odio verso lo strumento che a volte sfocia nell'abbandono per anni o anche per sempre, a rischio soprattutto i chitarristi più precisini che non si accontentano del "è somigliante" per loro è essenziale il "deve essere uguale", ma l'orecchio da solo spesso non basta ed avendo a disposizione solo quello e qualche TAB, si prova, si prova, e si riprova, fino a quando o ci si accontenta o si abbandona il brano frustrati, ad un certo punto lo strumento può non darti più soddisfazione ma frustrazione.

Ci sono persone più portate, sentono un brano e lo riproducono nel dettaglio e ci sono gli approssimativi, ci sono quelli che You tube, le Tab e Guitar pro, e quelli che nonostante tutto quello che mette a disposizione oggi la rete non riescono a far combaciare realtà ed aspettative, chi rifiuta ogni tipo di studio didattico, chi rifiuta a priori di saper leggere la musica e si affida solo all'orecchio, veramente pochi gli autodidatti che da soli riescono a procurarsi tutto il materiale per scoprire lo strumento come si deve sia a livello tecnico che didattico.

da autodidatta ho imparato che nella chitarra nessun argomento è trascurabile, pensavo che saper leggere la musica non fosse importante ed invece il verso delle pennate dipende dal ritmo delle figure musicali e dalle pause, saper leggere la musica aiuta a suonare senza stress, aiuta a leggere gli interessantissimi metodi che pubblicano i professionisti ed ad apprendere correttamente le tecniche, a suonare un fraseggio mai sentito, a coverizzare perfettamente un brano, ad improvvisare con il giusto tempo, ed a comporre.............. cioè la prima cosa che un autodidatta normalmente esclude dal percorso è la più importante di tutte, poi c'è l'armonia, un altro nemico dell'autodidatta, perchè l'armonia interessa, solo che fa rischiare la pazzia ogni anno a centianaia di aspiranti chitarristi, e pure il concetto è semplice, il difficile è acquisirlo senza il giusto metodo.

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Dunque, da autodidatta, sconsiglieresti ad altri questa via?

La mia è solo una riflessione personale, non voglio indicare la strada a nessuno, oggi dico che l'autodidatta bisogna saperlo fare e se si vuole iniziare a studiare da soli nessun argomento è irrilevante o totalmente trascurabile, per assimilare da soli e bene alcuni concetti, soprattutto riguardo l'armonia e i modi, bisogna essere molto intelligenti, sapere dove e quale materiale didattico procurarsi, avere metodo e riuscire a studiare fondendo in modo equilibrato pratica e didattica.

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Ciao io cerco di imparare qualcosa da autodidatta da circa un anno e mezzo...

Che dire è molto difficile! Quando ho iniziato mi ero convinto a seguire pedissequamente un corso su cd, passabile a dire il vero, consegnatomi dal mulo...

Ovviamente l' idea è naufragata miseramente dopo pochi mesi causa sfrangimento maronico e incostanza tantochè sono sempre fermo al primo cd. :sorrisone:

Come dovrei procedere per fare le cose " bene" e ottimizzare i tempi penso di saperlo ( ad esempio dedicare ogni giorno della settimana ad un argomento diverso: ad esempio lunedì accordi e scale, martedì teoria, mercoledì cazzeggio libero ecc.) però quando si arriva al dunque molto spesso ricado sempre nel cazzeggio sfrenato.

Penso sia anche normale perchè ho tempo di suonare solo la cena dopo cena e spesso sono talmente cotto che non ho le forze mentali per mettermi a studiare, perchè di studio si tratta, sul serio.

Se avessi più tempo a disposizione prenderei sicuramente delle lezioni con un maestro!

Ciao

Gabriele

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Ciao io cerco di imparare qualcosa da autodidatta da circa un anno e mezzo...

Che dire è molto difficile! Quando ho iniziato l' idea iniziale era quella di seguire pedissequamente un corso su cd, passabile a dire il vero, consegnatomi dal mulo...

Ovviamente l' idea è naufragata miseramente dopo pochi mesi causa sfrangimento maronico e incostanza tantochè sono sempre fermo al primo cd. :sorrisone:

Come dovrei procedere per fare le cose " bene" e ottimizzare i tempi penso di saperlo ( ad esempio dedicare ogni giorno della settimana ad un argomento diverso: ad esempio lunedì accordi e scale, martedì teoria, mercoledì cazzeggio libero ecc.) però quando si arriva al dunque molto spesso ricado sempre nel cazzeggio sfrenato.

Penso sia anche normale perchè ho tempo di suonare solo la cena dopo cena e spesso sono talmente cotto che non ho le forze mentali per mettermi a studiare, perchè di studio si tratta, sul serio.

Se avessi più tempo a disposizione prenderei sicuramente delle lezioni con un maestro!

Puoi imparare da solo tranquillamente anche senza l'aiuto di un maestro, ma devi saperti indirizzare, intanto dedicare ogni giorno della settimana ad un argomento diverso è assolutamente da evitare, se hai un ora devi saperla sfruttare anche per divertirti, immagino che attualmente diventare un professionista non ti interessi visto il poco tempo, ma imparare a fare bene anche un brano di ligabue o di Vasco può essere stimolante, può aiutarti a migliorare divertendoti, chi ha poco tempo e vuole imparare, secondo me, deve saper fondere il divertimento allo studio, sei padrone di te stesso, organizzati bene, pensa a come farlo nel modo giusto oppure chiedi.

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Tendenzialmente sono d'accordo con te. Penso che la via dell'autodidatta sia più lunga e complicata, in gioco entrano talento, passione e disciplina. Certo non tutti quelli che imbracciano la chitarra arriveranno o vorranno arrivare a studiare i modi e le tecniche shred.

Rispetto a qualche anno fa oggi esistono moltissimi metodi e fonti di informazione a qualsiasi livello, ed è molto più facile fare da soli...anche se proprio da soli non si è....

Voglio dire, chi segue le lezioni di un metodo è davvero autodidatta, o semplicemente ha un insegnante non in carne ed ossa?

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sono fondamentalmente un autodidatta e se sente!! mi ricordo il mio anno al saint Louis (correva l'anno 1981) era troppo avanti per me e dopo un mese sembravo andy luotto sul papocchio, non sapevo neanche dove mi trovavo! mi è venuto il blocco, poi dopo anni mi sono fatto un anno di lezioni private e quantomeno ho capito che c'è un mondo che non conosco... però il divertimento di chitarrante (chitarrista per me è troppo) non me lo toglie nessuno.

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Tendenzialmente sono d'accordo con te. Penso che la via dell'autodidatta sia più lunga e complicata, in gioco entrano talento, passione e disciplina. Certo non tutti quelli che imbracciano la chitarra arriveranno o vorranno arrivare a studiare i modi e le tecniche shred.

Rispetto a qualche anno fa oggi esistono moltissimi metodi e fonti di informazione a qualsiasi livello, ed è molto più facile fare da soli...anche se proprio da soli non si è....

Voglio dire, chi segue le lezioni di un metodo è davvero autodidatta, o semplicemente ha un insegnante non in carne ed ossa?

Chi studia dai metodi secondo me può definirsi autodidatta, io ne ho usati diversi (ma ho preso anche lezioni) e nessuno è veramente immediato e chiaro da capire ed applicare, entra in gioco la tua capacità di elaborare da solo i concetti e le applicazioni senza le scorciatoie di un maestro in carne ed ossa che in due parole potrebbe farti capire quello che tu dovresti studiare leggendo un intero capitolo.

Io posso darti il libro e tu lo studi, stai imparando da solo e ci metterai del tempo, oppure posso darti il libro e farti seguire da un insegnante preparato che ha il compito di accorciare i tempi di apprendimento.

Questo a mio parere in realtà non avviene perchè molti insegnanti vivono di questo, di conseguenza ti insegnano e non ti insegnano, nel senso che ti fanno imparare in due, tre anni quello che potevano insegnarti in un solo anno, si concentrano sullo sviluppo della tecnica senza spiegarti i meccanismi della chitarra perchè sviluppando la tecnica l'allievo si sente più bravo ma resta ignorante dei meccanismi principali che lo renderebbero veramente autonomo, ovviamente non bisogna fare di tutta l'erba un fascio.

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premetto che non sono assolutamente uno che può insegnare qualcosa a qualcun'altro (forse solo a riempire il bong :D )

però posso dire che se si è un po' portati, imparare la tecnica (pulizia, velocità di esecuzione, una cover) è un traguardo con cui si arriva con la costanza.

questo però è solo parte dello studio della musica.

se posso contraddire... (con tutto rispetto) spesso il maestro fa tutt'altro che dare scorciatoie; su un metodo è più facile trovare una progressione di cadenze (magari con annesse sostituzioni) e la scala da utilizzare consigliata; quando, studiandone il più possibile, scopri che sullo stesso accordo puoi usare anche le scale che ti sembrano più "fuori".

un buon maestro ti insegna anche a capire (sempre sulla progressione) perchè c'è un accordo invece di un altro.

ci sono anche ottimi chitarristi autodidatti più completi di musicisti studiosi ma sono rari secondo me... per il semplice motivo che molti non sanno nemmeno delll'esistenza di alcuni argomenti.

peace :)

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dimenticavo una cosa, secondo me, importante.

credo che i metodi trovano la loro massima utilità quando studiati in parallelo ad un "corso" (anche individuale con un buon insegnante privato) vero e proprio.

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Il discorso è troppo complesso per poter generalizzare, in quanto ognuno di noi, a parità di metodo utilizzato, apprende in maniera differente a causa delle differenze individuali a livello di sistema nervoso e, soprattutto, perchè ognuno di noi ha motivazioni, aspirazioni e gusti differenti. Nel mio caso, ad esempio, suonando un genere musicale dove la tecnica conta poco e niente e si gioca più di suoni, atmosfere e "botta", nonostante sia un autodidatta riesco ugualmente a togliermi piccole soddisfazioni e a godere come un riccio quando suono, anche se alle volte non ho la minima idea di quali note sto suonando... :sorrisone: Per carità, sono assolutamente conscio dei miei limiti (ho provato a studiare sia con un maestro che da solo, ma in entrambi i casi non ho retto più di un mesetto... :facepalm: ), ma per mia fortuna non ho mai (a parte da ragazzino) aspirato a diventare uno shredder ed ho sempre preferito giocare su altri fattori, pertanto non ho alcun rimpianto per non aver studiato, anzi, magari se a 15anni mi avessero messo davanti a un pentagramma forse adesso non suonerei più da un pezzo...

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Il problema è che anche quelli che vengono a scuola non vogliono studiare. Dei miei allievi, e ne ho tanti vi assicuro, nessuno vuole imparare a leggere, tutti con ste cavolo di tab. Ormai ci ho fatto il callo, non c'è niente da fare, vengono a lezione e vogliono suonare i pezzi... è già tanto se riesco a fargli fare bene la pentatonica e magari qualche modo, ma sempre a livello di diteggiatura.

Io credo che il solfeggio ritmico sia imprescindibile, almeno se vieni a scuola... a volte penso cavolo, ho studiato 10 anni per fare da player alle tab che trovano online... per carità, serve pure quello, e ne ho tanti molto bravi, ma non arriveranno mai alla completezza musicale. Qualcuno dopo 5-6 anni l'ho mandato via, perchè dico "i pezzi ormai te li fai da solo, io posso insegnarti la musica ma tu non la vuoi imparare".

Io vi suggerisco di imparare almeno a leggere le figure, a saper decifrare un ritmo. non ci vuole niente... secondo me con applicazione in 2 mesi fai quasi tutto ciò che c'è da fare sul solfeggio ritmico, a parte le figure più strane che non si trovano quasi mai.

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3D molto interessante. Io sono un po' in bilico fra i 2 mondi perché ho studiato 6 anni la classica, ma sull'elettrica ho fatto da solo...e vi assicuro che sono davvero 2 mondi molto distanti fra di loro. Mi piacerebbe studiare seriamente l'elettrica, ma fra mancanza di tempo e turni al lavoro non credo che avrei modo di andare a lezione con costanza. Mi piacerebbe trovare un metodo ben fatto che comprendesse sia pratica che teoria, possibilmente in video: idee??? Ne ho provati un paio ma li ho trovati molto poveri dal punto di vista teorico...

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Per gli autodidatti consiglio fortemente Superfingering di Daniele Gottardo, non è un dvd di tecnica ma solo teoria CAGED, parte dalla fondamentale, accordi, triadi (elaborate veramente a livello notevole) per terminare con i modi..a mio avviso è IL METODO, e di libri ne ho studiati a palate negli ultimi 14 anni ;)

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Guest Re Mida

Io ascolto i dischi :smile:

Idem, poi ascolto gli altri con cui suono e arrubbo.

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io ascolto, arrubbo, riascolto e poi suono. della teoria non mi è mai fregato molto e infatti ci son molti che studiano che me le danno di santa ragione! :sorrisone:

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Guest Re Mida

io ascolto, arrubbo, riascolto e poi suono. della teoria non mi è mai fregato molto e infatti ci son molti che studiano che me le danno di santa ragione! :sorrisone:

Succede anche che ti puoi trovare in una jam di blues con uno che ha studiato un casino e sentirti dire che non aveva preparato il pezzo :lol:

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Succede anche che ti puoi trovare in una jam di blues con uno che ha studiato un casino e sentirti dire che non aveva preparato il pezzo :lol:

Impossibile, uno che ha studiato davvero suona un blues senza nemmeno guardare la chitarra, dunque sono solo persone che si sparano pose a meno che il tizio non ha studiato solo tecnica per anni..

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Guest Re Mida

Impossibile, uno che ha studiato davvero suona un blues senza nemmeno guardare la chitarra, dunque sono solo persone che si sparano pose a meno che il tizio non ha studiato solo tecnica per anni..

Capitato ben più di una volta ...

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diciamo che ci sono vari modi di suonare lo stesso genere........

intendo dire che il blues lo puo suonare il Bru o Io in due modi differenti e poi anche Robben Ford che ci metterà qualche notina in piu qua e la ..... :facepalm: :facepalm:

e questo e dato dalla capacita dall esperienza dalle ore passate a suonare ma anche dalla conoscenza tecnica e musicale.......

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al mondo ognuno ha la sua via...se ne esistesse una valida per tutti saremmo bèn più osceni, e forse saremmo definitivamente globalizzati.

La casistica dice che ci sono autodidatti che hanno raggiunto vette clamorose così come gente che ha studiato, e che esiste pure il contrario in entrambe le categorie....io sono un segguace del talento, l'unica cosa che non può essere comperata,venduta,imparata, l'unica cosa che fà realmente la differenza.

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Per gli autodidatti consiglio fortemente Superfingering di Daniele Gottardo, non è un dvd di tecnica ma solo teoria CAGED, parte dalla fondamentale, accordi, triadi (elaborate veramente a livello notevole) per terminare con i modi..a mio avviso è IL METODO, e di libri ne ho studiati a palate negli ultimi 14 anni ;)

l'ho studiato un po', non credo che sia il metodo definitivo (ci sono tanti altre cose trattabili), però ti insegna bene la geometria della tastiera con un ragionamento molto logico e lineare, cioè trovare accordi, arpeggi e scale diatoniche in tutta la tastiera.

Poi ci sono le scelte di ditteggiatura di gottardo che trovo opinabili, cioè sono un po' particolari non è detto che vadano bene per tutti ma l'importante è più che altro l'imprinting visivo che ti da sulla tastiera

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Capitato ben più di una volta ...

Saper suonare non significa saper improvvisare. Non a caso i grandi artisti, compositori od esecutori che fossero, sapevano tutti improvvisare alla grande.

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Premetto che sono un autodidatta convinto e che nella mia vita da chitarrista ho sfogliato un solo metodo (1), il classico Lizard-Unterberger versione Time Paradox Progressive Math Metalcore che si promette di insegnarti a fare i piri piri pur chiamando le note 1, 2 e 3 sulla corda grossa, che ho iniziato ad utilizzare come fermaporte dieci minuti dopo averlo tolto dal sacchetto.

Ho iniziato a suonare contemporaneamente a moltissimi amici e conoscenti, tutte vittime della stessa ed epidemica follia del paesino di provincia dove se non ti registravi in uno sforzo autoerotico da sgabuzzino stuprando i Metallica con la Squier non eri nessuno. Molti di questi sono andati oltre, dall'enduro truccato alle droghe leggere, ma alcuni sono rimasti "chitarristi", virgolette obbligatorie. Me compreso.

I superstiti hanno inevitabilmente iniziato i più svariati e bizzarri percorsi formativi: dal "maestro" che di giorno fa l'elettrauto e suona solo powerchord con indice e anulare (comunque un'esperienza necessaria e paragonabile al fare le faccende al maestro Miyagi), alla Lizard, al Conservatorio. Mentre il mondo musicale fuori dalla mia cameretta andava a trecento, io semplicemente cazzeggiavo.

Non ho mai imparato un cazzo prima di trasferirmi per l'università. Ho avuto svariati gruppi, registrato obbrobri che a riascoltarli mi sento come un padre disperato che riesuma la salma del figlioletto morto alla nascita, ho fatto il giro di tutti i pub e bar del circondario con la chitarra in mano, ma non ho mai imparato un cazzo. Zero.

Trasferirmi nella landa dove le C non si pronunciano ha sbloccato il livello di difficoltà successivo. Qui esistono le jam session, e il pubblico non è composto da compagni di scuola presentatisi grazie a trattative andreottiane e minacce fisiche, qui i gruppi si fanno e si sfanno anche sulla base della direzione musicale, e soprattutto si suona veramente. E se pisci fuori dal vasino, specie a livello di attitudine, sono stigmi e risate in faccia. Sacrosante, aggiungerei.

Nel frattempo la prode armata di Paul Gilbert de noartri cadeva sotto i colpi della vita reale: magari una cazzuola ti fa arrivare a fine mese e una chitarra no, magari col nasino all'insù e l'accademica provincialità paesana che spurga da ogni poro si era già capito tutto della vita alla terza lezione di solfeggio (in caso di Conservatorio) o di piripiri (in caso di Lizard), magari non era proprio cosa.

Vedete, questo delirio di chi si è appena alzato dalla poltrona col sapore metallico del sabato sera in bocca e il Borussia Dortmund come ultimo ricordo non è una storia di vincenti e di perdenti, non è una lezione di vita, non è proprio un cazzo.

La conclusione a cui tutto questo mi ha fatto arrivare è che tutto quello che conta è fare esattamente, e alla lettera, quello che si vuole ed essere, nell'intimo, il chitarrista che si vuole essere.

Non sarei stato felice e non sarei stato comunque un buon chitarrista autoimponendomi di fare la Lizard come scelta di vita per questioni di lunghezza del pene, non sarei stato felice a passare la mia adolescenza già tetra davanti al manuale di Schomberg e non sarei stato felice di risolvere i miei problemi con l'autorità in genere.

Io sarò sempre il chitarrista che trova le sue soluzioni all'italiana, che charta gli accordi sull'autobus verso la sala prove, che si sforza a trovare i metodi più bizzarri e imbarazzanti per memorizzare cosa suonare su un determinato accordo spendendo più energie di quelle che spenderebbe imparando tutta l'armonia del mondo, che nonostante tutto suona fuori chiave il 50% del tempo e alla prima rimostranza fa spallucce e alza il naso "perché alla fine è Jazz, deal with it" ma in realtà muore un po' dentro. Ma mi divertirò sempre un sacco.

Ora scusate per il wall of text che non risponde ad alcuna domanda e non arriva a conclusione alcuna, vado a cercare il bagno.

Ma mentre scorrono i titoli di coda mi permetto di dirvi che fine hanno fatto gli sniffatappi bohèmien della Lizard e del solfeggio: sogni infranti e lavori scarsamente qualificati. Contrariamente ad un mondo che mi suggerisce continuamente che chi ci prova di più vince, mi sto convincendo sempre di più che provarci troppo è come non provarci proprio.

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