Serie di cose secondo me, più che altro fattori "sociali" comunque.
Gli anni 80 per la chitarra erano focalizzati molto sulla novità e sul progresso, per quello c'era molto tecnicismo sulla chitarra e la cosa si rifletteva anche sulla strumentazione. Chitarre performanti, ampli performanti (canali multipli), e effettistica performante. Il rack cattura l'idea del setup flessibile, potente, all'avanguardia, e per questo è simbolo di quegli anni.
Il rack è morto nel corso degli anni 90 con lo stravolgimento musicale portato dal grunge e compagnia. Poi c'é stato l'avvento di internet e la riscoperta del vintage, due cose che hanno portato al boom dei pedali.
Internet perché ha creato il mercato, prima un piccolo costruttore di pedali hai voglia che faceva il botto, non se lo cagava nessuno, ora con i forum e il passaparola la gente ci campa senza spendere praticamente un soldo in pubblicità e raggiungendo migliaia di appassionati.
La rinascita del vintage pure ha aperto la strada al pedalino, che - a differenza del rack - si avvicina di più al concetto di "gingillo", di "cosa speciale" o di "ingrediente segreto" che (come lo strumento pregiato d'epoca) stuzzica la fantasia del moderno appassionato di chitarra il quale - senza offesa che ci siamo dentro un pò tutti - è a metà strada tra il musicista e il collezionista alla fine.
Oltretutto è più facile assemblarsi una pedaliera e parlare di pedali che comprarsi un frigorifero e passare 3 settimane chiusi in casa a programmare l'eventide.
Così si è creata la richiesta, e la richiesta ha comportato la nascita di una marea di prodotti di qualità. I professionisti sono seguiti a ruota, un pò perché magari si erano rotti del rack, un pò perché i gingilli piacciono a tutti, un pò perché sono venuti fuori chitarristi più giovani cresciuti con mentalità diversa, un pò perché - infine - adesso in forma di pedale esce semplicemente la meglio roba.