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Auro

Le confessioni di un chitarraio (riflessione semiseria)

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4 ore fa, TheCrimsonKing dice:

Bella riflessione, complimenti. Ironica, ben scritta, profonda.

Immagino come tu ti senta, è vera la solfa dell’importante è divertirsi ma a sapere cosa si fa ci si diverte di più, in ogni caso è vero anche che a prendere lezioni siamo sempre in tempo e di tempo, fidati, ne possiamo sicuramente trovare per 1h a settimana dall’insegnante del quartiere. 
Se non hai grossi traguardi anche un anno di lezioni su studio dello strumento, impostazione e rudimenti di teoria ti cambia le cose, poi magari il desiderio di approfondire viene da sé.

 

Io per fortuna quando iniziai, con la classica, trovai un tipo che conoscevo che mi ha impostato allo strumento e mi ha fatto leggere due partiture, poi quando sono passato all’elettrica mi sono cercato subito un maestro ed oggi benedico quei 3 anni di lezioni e maledico le volte che non sono andato perché mi stava fatica.

Comunque alla fine della fiera quando sarò stabilizzato quest’anno credo che andrò a ricercare qualcuno da cui approfondire le mie conoscenze.

 Come ho scritto sopra, non credo che per me ci siano le condizioni per intraprendere certi percorsi: età, impegni professionali e soprattutto domestici, possibilità economiche limitate.

 

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41 minuti fa, Ric67 dice:

Auro tu lo poni come un cruccio, ma in realtà è la quintessenza dell’essere chitarrai..il bello sta lì!

 

 

😀

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Ma secondo me la fai troppo pesante: non è vero che per iniziare a studiare un po’ servano chissà quanti soldi o chissà quanto tempo e le soddisfazioni, te lo assicuro, arrivano mettendoci quel minimo di impegno necessario. Io per mia fortuna ho iniziato facendo lezioni e quei 6 anni iniziali mi hanno dato la formazione necessaria per approcciare lo strumento in maniera un minimo decente. Avessi continuato anche dopo sarebbe stata una gran cosa. Ho ricominciato a “studiacchiare” sui vari manuali (Varini, Begotti ecc.) da qualche anno, con pause più o meno lunghe, ma devo dire che comunque farlo mi è molto servito e mi ha dato tanto in cambio di un impegno molto modesto. Tentar non nuoce secondo me, anche a quasi 50 anni.

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Un manuale, quindi, potrebbe andar bene?

Ma ti dico, ci sono 2 manuali di Varini che personalmente ho trovato veramente utili e ben fatti, anche da un punto di vista teorico: si tratta di “La Chitarra Solista” (diviso in 2 volumi) e “Manuale di Armonia e Teoria Pratica”. Molte cose già le sapevo ma è stato comunque un utile ripasso, altre onestamente no. Già solo dedicare 20 min al giorno allo studio di questi manuali ti farà avere un approccio molto diverso allo strumento secondo me.
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33 minuti fa, Auro dice:

Un manuale, quindi, potrebbe andar bene?

@Auro se può consolarti ... io ho 55 anni e studio ogni giorno teoria e pratica con ... e senza manuale. Cosa che non ho potuto fare per i primi 40 anni della mia vita avendo intrapreso, per ragioni che è inutile qui spiegare, strade diverse da quelle del chitarrista (o del chitarraio). Eppure adesso, a questa età, messi a posto i figli, sistemati i genitori, e con la crisi di lavoro attuale, ho molto più tempo per dedicarmi alla chitarra. E, soprattutto, con la maturità vivo questa passione ormai scevro da qualsiasi falso mito di successo: semplicemente, adesso mi diverto come se di anni ne avessi 25; studio con la consapevolezza di chi fa una personale ricerca tecnica e musicale il cui obiettivo non è il successo pubblico e/o economico, bensì la condivisione di emozioni e vita, con altri pazzi amanti del fare musica. E, quando questi per varie ragioni non sono disponibili (cfr. covid), le mie chitarre riempiono gli inevitabili vuoti.

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Caro Auro, questo sentito “sfogo”, non nascondo, mi ha molto incuriosito. Ti restituisco una mia personale soluzione: devi cercare, individuare ed infine isolare la tua personale inclinazione riguardo al tempo. Fatto questo, procedi con la ricognizione del musicalmente bello. Successivamente rintraccia i punti di giunzione fra le due facce della medaglia. Fatto questo, continua a sviluppare il tuo senso estetico-musicale così decodificato.

Il tuo scritto e tutto il lunghissimo percorso musicale è la dimostrazione che i suoni suscitano in te un forte trasporto quindi…si, riusciresti a farcela con relativa facilità.

Non sono solito essere così netto e saccente e non sono nessuno per dispensare consigli, soprattutto su una questione così importante ma, visto che come te tengo molto alla musica, mi è dispiaciuto moltissimo leggere alcuni parti del tuo racconto.

 

Ciao

Marco

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Auro, se posso ti consiglierei di dare un’occhiata ai corsi di Paul Davids. Io ho comprato gli accessi di Next Level Playing e ti dirò che le lezioni sono davvero ben fatte e con un apparato scritto di accompagnamento chiaro e sintetico. Può essere un punto di inizio 🙂
 

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Ringrazio tutti coloro che hanno speso delle belle parole e che mi hanno suggerito dei punti di vista con cui confrontarmi. Intendiamoci, quando dico che ho capito che non so suonare, non significa che non sappia fare nulla, che non riesca ad eseguire anche passaggi veloci o faccia cose banali in senso assoluto. Negli album che ho registrato con la vecchia band penso di aver fatto anche qualcosa di buono e a volte nemmeno troppo scontato, trovando a volte più difficoltà nel plettrare un semplice accordo che non nell'inventarmi un riff in tapping, solo per fare un esempio. Il punto è quindi un altro: mi manca il metodo, non ho consapevolezza né regolarità, sono approssimativo e praticamente, proprio per il mio profondo deficit teorico e mancanza di applicazione, mi sfuggono quelle che per tutti voi sono le basi, passaggi standard e conoscenze ovvie e scontate, senza considerare la sicurezza nei propri mezzi e la capacità di essere consapevoli di ciò che si fa.  Ecco, quando sento suonare altri, e non necessariamente professionisti affermati, mi rendo conto di  questo gap, non solo tecnico ma anche di preparazione. Bene o male so riconoscere le note sulla tastiera, ma non le varie scale; peggio ancora con gli accordi: l'aver suonato sempre come chitarrista solista, non mi ha fatto crescere nella ritmica, anzi, in questo senso sono addirittura involuto, tanto che a volte mi risulta più arduo suonare in modo pulito una sequenza di accordi che non delle frasi. 

Ecco, facendo un paragone con la lingua, a me praticamente manca la grammatica e quello che faccio, anche di interessante, non nasce da un background solido, ma è figlio del caso.

Quanto all'approccio tecnologico, per me la chitarra è un po' come l'automobile: non ci capisco un cazzo! Non so cambiare una valvola, non so settare l'intonazione, regolare il ponte, le sellette e anche se ho modo di osservare chi lo fa e di ascoltare dritte e suggerimenti, mi resta praticamente impossibile replicarli in autonomia. Questa è un'altra fonte di frustrazione, perché sono conscio di suonare quasi sempre con uno strumento regolato male e che per questo non mi aiuta nemmeno a suonare meglio o come vorrei. Quando mi capita la fortuna di poter avere tra le mani strumenti di pregio o, quanto meno, ben regolati, anche se non nel modo adatto a me, sento la differenza. 

Tante volte penso che dovrei fare un reset totale e ripartire da zero, altrimenti l'alternativa è restare in questo limbo, in questo cul de sac.

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Non è per indorare la pillola, per dare aria ai denti o per trovare sempre il lato positivo ma... Potresti anche sfruttare il fatto di essere fuori dall'età del coglionismo per studiare in modo costruttivo e creare un tuo vocabolario di armonie e fraseggi. 

Personalmente, sono contento di aver tralasciato certe cose a favore di approfondire quello che mi piace di più. Sul tubo è pieno di gente che suona tutto uguale. 

Ascolta un cretino! 

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Non so. Probabilmente se fossi "uno dei tanti", significherebbe aver raggiunto un livello tecnico e di pulizia dell'esecuzione quanto meno accettabile. Credo di essere arrivato ad un punto morto: giro e rigiro intorno alle stesse cose e in questo non riesco più a scorgere un lato originale ma solo un enorme limite. Suono poco anche per questo, probabilmente.

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Non so. Probabilmente se fossi "uno dei tanti", significherebbe aver raggiunto un livello tecnico e di pulizia dell'esecuzione quanto meno accettabile. Credo di essere arrivato ad un punto morto: giro e rigiro intorno alle stesse cose e in questo non riesco più a scorgere un lato originale ma solo un enorme limite. Suono poco anche per questo, probabilmente.

Questa affermazione la comprendo al 100% perché ci sono passato, mi sono trovato esattamente allo stesso punto. Ovviamente ognuno di noi è fatto a suo modo, per quello che vale posso dirti che io ne sono uscito obbligandomi ad imparare cose nuove.

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Il 21/5/2020 at 23:27, Auro dice:

Ringrazio tutti coloro che hanno speso delle belle parole e che mi hanno suggerito dei punti di vista con cui confrontarmi. Intendiamoci, quando dico che ho capito che non so suonare, non significa che non sappia fare nulla, che non riesca ad eseguire anche passaggi veloci o faccia cose banali in senso assoluto. Negli album che ho registrato con la vecchia band penso di aver fatto anche qualcosa di buono e a volte nemmeno troppo scontato, trovando a volte più difficoltà nel plettrare un semplice accordo che non nell'inventarmi un riff in tapping, solo per fare un esempio. Il punto è quindi un altro: mi manca il metodo, non ho consapevolezza né regolarità, sono approssimativo e praticamente, proprio per il mio profondo deficit teorico e mancanza di applicazione, mi sfuggono quelle che per tutti voi sono le basi, passaggi standard e conoscenze ovvie e scontate, senza considerare la sicurezza nei propri mezzi e la capacità di essere consapevoli di ciò che si fa.  Ecco, quando sento suonare altri, e non necessariamente professionisti affermati, mi rendo conto di  questo gap, non solo tecnico ma anche di preparazione. Bene o male so riconoscere le note sulla tastiera, ma non le varie scale; peggio ancora con gli accordi: l'aver suonato sempre come chitarrista solista, non mi ha fatto crescere nella ritmica, anzi, in questo senso sono addirittura involuto, tanto che a volte mi risulta più arduo suonare in modo pulito una sequenza di accordi che non delle frasi. 

Ecco, facendo un paragone con la lingua, a me praticamente manca la grammatica e quello che faccio, anche di interessante, non nasce da un background solido, ma è figlio del caso.

Quanto all'approccio tecnologico, per me la chitarra è un po' come l'automobile: non ci capisco un cazzo! Non so cambiare una valvola, non so settare l'intonazione, regolare il ponte, le sellette e anche se ho modo di osservare chi lo fa e di ascoltare dritte e suggerimenti, mi resta praticamente impossibile replicarli in autonomia. Questa è un'altra fonte di frustrazione, perché sono conscio di suonare quasi sempre con uno strumento regolato male e che per questo non mi aiuta nemmeno a suonare meglio o come vorrei. Quando mi capita la fortuna di poter avere tra le mani strumenti di pregio o, quanto meno, ben regolati, anche se non nel modo adatto a me, sento la differenza. 

Tante volte penso che dovrei fare un reset totale e ripartire da zero, altrimenti l'alternativa è restare in questo limbo, in questo cul de sac.

 

Auro, sembra di guardare me 3 anni fa quando ho preso coscienza dei miei limiti. L'unica differenza è che io sono sempre stato un ritmico, quindi avevo il timing e il groove ma come solista ero poco più che al livello del solo di smells like teen spirit.  

 

Fai attenzione, perché questa è la mia storia con il mio personale punto di vista. Magari per altri sono tutte fregnacce. Hanno ragione, non esistono soluzioni universali.

Io ti racconto quello che ho imparato io e che su di me funziona. 

 

Se cerchi di affrontare tutti i tuoi limiti assieme, proverai solo una grandissima frustrazione. 

Studiare musica è come costruire una casa. Si fa un mattoncino alla volta. Inoltre, affinché sia solida, devi dare alla calce il tempo di solidificarsi. 

 

L'analogia con la lingua calza. 

Padroneggiare a un buon livello scale, accordi, armonia, tecnica, conoscenza della tastiera, improvvisazione, suono, musicalità e pure manutenzione dello strumento equivale a padroneggiare una lingua a un livello C1, se non oltre. Ci vogliono anni.

 

Va benissimo usare libri e corsi online. Tuttavia, almeno all'inizio, io andrei da un insegnante. Anche solo un pacchetto di 5 lezioni dove il docente (se è bravo) capirà subito quali sono i tuoi limiti e, andando incontro ai tuoi desideri, stabilirà un piano. 

Poi puoi benissimo andare avanti da solo con i libri. Però in musica ci sono molte cose dove, all'inizio, hai bisogno di uno stronzo che te le spieghi e che lo faccia bene. 

 

Se poi il docente è bravo ti insegnerà la cosa più importante: il metodo. 

Mi spiego: da come scrivi si vede che hai studiato (se non sei laureato sei quantomeno uno che legge molto). Se però hai studiato materie umanistiche, giuridiche o economiche, sarà dura all'inizio studiare musica.

Se devi preparare un testo di 700 pagine di giurisprudenza e sei abituato a studiare, in pochi giorni puoi raggiungere una preparazione che, benché non ti consenta di padroneggiare la materia, almeno ti permette di portare a casa l'esame.

Con la musica questo è impossibile. Ci sono concetti, collegamenti e ragionamenti che hanno bisogno di tempo per solidificarsi in testa. A tutto questo devi associare lo sviluppo di processi neuro-muscolari sullo strumento. 

 

Ci vuole un metodo ad hoc, più simile a quello che funziona per studiare matematica o, meglio ancora, le lingue.

 

Poi ci vuole costanza.

La musica premia più la costanza che la durata delle sessioni di studio. 

Hai 50 anni, lavori e hai famiglia. E sticazzi? 

Se riesci a ritagliarti uno slot di 20 minuti al giorno, ma ti applichi tutti i giorni, otterrai risultati soddisfacenti. Se invece studi 3 ore di fila una o due volte la settimana, non migliorerai e, anzi, potresti percepire un'involuzione. 

Non hai 20 minuti, ma ne hai 10? Va bene. Se ti eserciti sulle triadi solo per 10 minuti ma TUTTI i santi giorni, in un mese arriverai a padroneggiarle a un buon livello. Se ti ci metti la domenica pomeriggio, non ce la farai mai. 

 

Poi devi avere pazienza e porti degli obiettivi. 

Per esempio: metti che tra le cose che vuoi migliorare ci sia l'improvvisazione. Ci vogliono anni per arrivare a improvvisare suonando melodie gradevoli e non scontate su qualsiasi progressione di accordi. Non puntare lì subito. Quello è il tuo obiettivo finale. Se punti a quello non ce la farai mai e sarai sempre frustrato. 

Un mattoncino alla volta. 

Poniti obiettivi a breve e medio termine e che siano verosimili. 

Raggiungere un piccolo obiettivo ci dà soddisfazione e ci motiva ad andare avanti. 

Medio termine: in 2 mesi devo conoscere bene gli accordi principali su tutto il manico. 

Breve termine: la prima settimana devo sapere gli accordi maggiori in tutte e 5 le posizioni del CAGED. La settimana dopo i minori. Poi inizio a suonare progressioni di accordi in orizzontale e in continuità armonica. Poi paasso alle triadi. Prima sui 3 cantini, poi sul secondo set di corde. Finite le triadi passo agli accordi di settima e così via. 

Se ti dedichi 10-15 minuti al giorno, in 2 mesi non sarai diventato Bill Frisell, ma avrai raggiunto un grado di conoscenza e consapevolezza degli accordi incredibilmente maggiore rispetto all'inizio. 

Un giorno sei proprio nelle canne e non hai nemmeno 10 minuti? Prima di andare a letto prendi la chitarra e ripassa per 2 minuti (proprio 120 secondi) le cose che hai fatto l'ultima settimana. Anche quello fa brodo. 

Non ti sto dicendo di fare questi esercizi, sia chiaro! È solo un esempio per farti capire il mindset che deve esserci dietro: costanza, pazienza e lavoro per obiettivi, il tutto un passettino alla volta. 

 

Poi vedrai che nella musica le varie discipline non sono slegate ma sinergiche. Se migliori nell'improvvisazione vuol dire che sicuramente hai migliorato anche la tua conoscenza dell'armonia e hai migliorato anche timing e tecnica. 

Questo aumenta la soddisfazione quando raggiungi i tuoi obiettivi. 

Io ultimamente sto spingendo sulla lettura a prima vista. Questo sta migliorando anche la tecnica e la conoscenza della tastiera. 

 

Poi, ti prego, NON resettare il musicista che sei. 

Sicuramente sei indietro nella teoria, nella consapevolezza e nella tecnica. 

Ma se non ho capito male hai registrato lavori che sono stati apprezzati e facevi pure il fonico. Questo vuol dire che negli anni hai sviluppato la tua musicalità, il tuo sound (nelle mani) e il tuo orecchio. 

Non lo devi assolutamente perdere. Anzi, quelle saranno frecce al tuo arco. 

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6 ore fa, Event Horizon dice:

 

Auro, sembra di guardare me 3 anni fa quando ho preso coscienza dei miei limiti. L'unica differenza è che io sono sempre stato un ritmico, quindi avevo il timing e il groove ma come solista ero poco più che al livello del solo di smells like teen spirit.  

 

Fai attenzione, perché questa è la mia storia con il mio personale punto di vista. Magari per altri sono tutte fregnacce. Hanno ragione, non esistono soluzioni universali.

Io ti racconto quello che ho imparato io e che su di me funziona. 

 

Se cerchi di affrontare tutti i tuoi limiti assieme, proverai solo una grandissima frustrazione. 

Studiare musica è come costruire una casa. Si fa un mattoncino alla volta. Inoltre, affinché sia solida, devi dare alla calce il tempo di solidificarsi. 

 

L'analogia con la lingua calza. 

Padroneggiare a un buon livello scale, accordi, armonia, tecnica, conoscenza della tastiera, improvvisazione, suono, musicalità e pure manutenzione dello strumento equivale a padroneggiare una lingua a un livello C1, se non oltre. Ci vogliono anni.

 

Va benissimo usare libri e corsi online. Tuttavia, almeno all'inizio, io andrei da un insegnante. Anche solo un pacchetto di 5 lezioni dove il docente (se è bravo) capirà subito quali sono i tuoi limiti e, andando incontro ai tuoi desideri, stabilirà un piano. 

Poi puoi benissimo andare avanti da solo con i libri. Però in musica ci sono molte cose dove, all'inizio, hai bisogno di uno stronzo che te le spieghi e che lo faccia bene. 

 

Se poi il docente è bravo ti insegnerà la cosa più importante: il metodo. 

Mi spiego: da come scrivi si vede che hai studiato (se non sei laureato sei quantomeno uno che legge molto). Se però hai studiato materie umanistiche, giuridiche o economiche, sarà dura all'inizio studiare musica.

Se devi preparare un testo di 700 pagine di giurisprudenza e sei abituato a studiare, in pochi giorni puoi raggiungere una preparazione che, benché non ti consenta di padroneggiare la materia, almeno ti permette di portare a casa l'esame.

Con la musica questo è impossibile. Ci sono concetti, collegamenti e ragionamenti che hanno bisogno di tempo per solidificarsi in testa. A tutto questo devi associare lo sviluppo di processi neuro-muscolari sullo strumento. 

 

Ci vuole un metodo ad hoc, più simile a quello che funziona per studiare matematica o, meglio ancora, le lingue.

 

Poi ci vuole costanza.

La musica premia più la costanza che la durata delle sessioni di studio. 

Hai 50 anni, lavori e hai famiglia. E sticazzi? 

Se riesci a ritagliarti uno slot di 20 minuti al giorno, ma ti applichi tutti i giorni, otterrai risultati soddisfacenti. Se invece studi 3 ore di fila una o due volte la settimana, non migliorerai e, anzi, potresti percepire un'involuzione. 

Non hai 20 minuti, ma ne hai 10? Va bene. Se ti eserciti sulle triadi solo per 10 minuti ma TUTTI i santi giorni, in un mese arriverai a padroneggiarle a un buon livello. Se ti ci metti la domenica pomeriggio, non ce la farai mai. 

 

Poi devi avere pazienza e porti degli obiettivi. 

Per esempio: metti che tra le cose che vuoi migliorare ci sia l'improvvisazione. Ci vogliono anni per arrivare a improvvisare suonando melodie gradevoli e non scontate su qualsiasi progressione di accordi. Non puntare lì subito. Quello è il tuo obiettivo finale. Se punti a quello non ce la farai mai e sarai sempre frustrato. 

Un mattoncino alla volta. 

Poniti obiettivi a breve e medio termine e che siano verosimili. 

Raggiungere un piccolo obiettivo ci dà soddisfazione e ci motiva ad andare avanti. 

Medio termine: in 2 mesi devo conoscere bene gli accordi principali su tutto il manico. 

Breve termine: la prima settimana devo sapere gli accordi maggiori in tutte e 5 le posizioni del CAGED. La settimana dopo i minori. Poi inizio a suonare progressioni di accordi in orizzontale e in continuità armonica. Poi paasso alle triadi. Prima sui 3 cantini, poi sul secondo set di corde. Finite le triadi passo agli accordi di settima e così via. 

Se ti dedichi 10-15 minuti al giorno, in 2 mesi non sarai diventato Bill Frisell, ma avrai raggiunto un grado di conoscenza e consapevolezza degli accordi incredibilmente maggiore rispetto all'inizio. 

Un giorno sei proprio nelle canne e non hai nemmeno 10 minuti? Prima di andare a letto prendi la chitarra e ripassa per 2 minuti (proprio 120 secondi) le cose che hai fatto l'ultima settimana. Anche quello fa brodo. 

Non ti sto dicendo di fare questi esercizi, sia chiaro! È solo un esempio per farti capire il mindset che deve esserci dietro: costanza, pazienza e lavoro per obiettivi, il tutto un passettino alla volta. 

 

Poi vedrai che nella musica le varie discipline non sono slegate ma sinergiche. Se migliori nell'improvvisazione vuol dire che sicuramente hai migliorato anche la tua conoscenza dell'armonia e hai migliorato anche timing e tecnica. 

Questo aumenta la soddisfazione quando raggiungi i tuoi obiettivi. 

Io ultimamente sto spingendo sulla lettura a prima vista. Questo sta migliorando anche la tecnica e la conoscenza della tastiera. 

 

Poi, ti prego, NON resettare il musicista che sei. 

Sicuramente sei indietro nella teoria, nella consapevolezza e nella tecnica. 

Ma se non ho capito male hai registrato lavori che sono stati apprezzati e facevi pure il fonico. Questo vuol dire che negli anni hai sviluppato la tua musicalità, il tuo sound (nelle mani) e il tuo orecchio. 

Non lo devi assolutamente perdere. Anzi, quelle saranno frecce al tuo arco. 

Questo intervento, per il quale non posso esimermi dal ringraziarti ulteriormente, è davvero interessante (non che gli altri non lo siano, intendiamoci!), foriero di molti spunti e in qualche modo molto puntuale nel riflettere la mia situazione, non solo in relazione alla musica. Per certi versi non mi risulta immediatamente agevole organizzarmi, anche mentalmente, a fronte dei tanti stimoli, ma azzardo un tentativo. In primis, direi che i rimandi ai percorsi di studio sono pienamente pertinenti: sono laureato in Lettere e insegno materie umanistiche, dall'Italiano all'area antropologica, alla scuola secondaria di primo grado. Non è mia intenzione vantare qualsivoglia titolo  e non lo farei nemmeno, se ne avessi di livello accademico, oltre a quel pezzo di carta incorniciato nel salotto di casa; però trovo quanto meno curioso che quegli stessi meccanismi sottesi ai processi di apprendimento, che hai indicato e che sono per me pane quotidiano per la professione che svolgo (più che tale, una missione, una vocazione), non si traducano in fondamenti solidi nel mio approccio allo strumento, dal metodo alla regolarità, passando per la motivazione che, almeno in ambito didattico, rappresenta un elemento imprescindibile, soprattutto se sostenuta (perdonami questa allitterazione) da una figura educativa che sappia comprendere limiti e potenzialità di chi ha di fronte. Da tempo rifletto sull'eventualità di prendere lezioni, poi un concorso di contingenze e di fattori disparati, non ultima la mia cronica e proverbiale accidia, mi fanno recedere da questo buon proposito. Forse certi impedimenti sono di natura più pregiudiziale che non sostanziale, poiché, anche in riferimento alla mia scarsa vena manuale e manipolatoria (a volte mi sfiora l'idea di essere un poco disprassico), unita all'indolenza cui facevo cenno sopra, tendo ad arrendermi in partenza di fronte a quelle stesse difficoltà con lo strumento di cui sono consapevole e che dovrei superare. Anche sul versante teorico la tua analisi è calzante: vuoi per capacità intuitive, vuoi per una certa brillantezza che avevo e che ora forse è un po' appannata, praticamente non ho mai avuto difficoltà negli studi che, anzi, ho sempre affrontato in totale agio senza nemmeno, tendenzialmente, faticare chissà quanto. Ora non sento di possedere più quella vivacità  intellettuale degli anni giovanili e universitari, tanto che a volte  ho la percezione quasi fisica di ruggine che inficia i miei ingranaggi cerebrali e le mie sinapsi e la mia facoltà di comprensione è meno immediata. Con un paragone informatico, mi vedo come un computer dotato di un hard disk (nel mio caso anche Lard disk...) con ancora molto spazio a disposizione, ma con una Ram farraginosa e meno performante nel trattare i dati. Per fare un esempio, ricollegandomi anche qui a quanto hai scritto, circa tre anni fa ho conseguito la certificazione First in Inglese; a parte numerosi corsi di aggiornamento e formazione in ambito didattico e docimologico, era dai tempi dell'università che non mi cimentavo in uno studio  strutturato e complesso. Alla fine ho raggiunto l'obiettivo, ma la fatica, più in termini di energia mentale che non di concreto impegno materiale, è stata molta. Con la testa e l'incoscienza dei vent'anni avrei avuto sicuramente vita più facile. A tale proposito mi spaventa l'idea di mettermi a studiare musica a questa età, perché non mi sento affidabile e abbastanza fresco. Forse perché in qualche maniera ho avvertito la musica come un qualcosa non dico di accessorio, ma più legato ad una sfera di totale disimpegno e di natura hobbistica, in passato, quando le energie erano più consistenti, non ho sentito l'esigenza (ma forse mancava una reale presa di coscienza) di impegnarmi anche nello studio dello strumento. Anche quando il gruppo ha cominciato a girare bene e in certi frangenti si è sfiorata la possibilità di fare il salto di qualità, il mio approccio alla chitarra è rimasto superficiale e approssimativo. A tale proposito, ricordo delle serate in cui mi è capitato di fare da gruppo spalla alla Bandabardò: il chitarrista solista, molto abile, veloce e tecnico con l'acustica, prima di ogni concerto si riscaldava per molto tempo, facendo esercizi, mentre io, che non ero nessuno, pensavo solo a cazzeggiare con una birra o un whisky, spesso entrambi, in mano. Ecco cosa intendo anche per assenza di metodo. Comunque, vorrei spendere due parole su un altro aspetto che hai evidenziato. L'idea di individuare degli obiettivi circoscritti sulla carta è molto valida ed è una strategia che io suggerisco sempre ai miei studenti, tuttavia mi resta difficoltoso riportarla alla mia esperienza musicale. Non saprei da dove cominciare: solfeggio, accordi, impostazione della mano destra, timing, pulizia, armonie, boh?! Per il resto, devo anche ammettere - e ciò è  un po' confortante - di non essere del tutto digiuno di competenze musicali, soltanto, mi rendo conto che le mie qualità e il bagaglio costruito dalle mie esperienze hanno esaurito la loro carica propulsiva e che sono in fondo al piano inclinato: se voglio ripartire, occorre tutt'altra energia. Grazie!!!

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Hai preso lezioni o ti è bastato studiare metodi e manuali?

Ti ripeto, ognuno di noi è diverso ed ha avuto un proprio percorso musicale: probabilmente quello che serve a me non serve a te e viceversa. Come ti dicevo io ho iniziato prendendo lezioni per 6 anni, questo mi ha “impostato” in un certo modo e probabilmente mi permette di fare in autonomia...tutto questo per dire che io al momento, per vari motivi, vado solo di manuali e lezioni on line e ne traggo notevole soddisfazione. Ad ogni modo, per “impormi di fare cose nuove” intendevo anche non suonare più ciò che conosco ma imparare materiale nuovo: pezzi, riff, soli che mi sono sempre piaciuti e che per pigrizia non avevo mai imparato. Mi metto lì, 10/20 min al giorno e finché non arrivo a padroneggiare il riff/pezzo/solo in questione non smetto.
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Auro, fino a quando puoi sollevare lo strumento(ehy non quello che pensi tu - cit.), hai tempo. Sei un insegnante quindi, probabilmente, hai la mente allenata. Prendi gli accordi della scala maggiore, suddividili in triadi e poi aggiungi agli arpeggi la 7a. Improvvisa usando quegli arpeggi. Prova a partire così. 

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bellissimo post e mi permetto di darti un consiglio: il tempo VOLA. dopo i 40 ancora di più. investilo nel suonare appena puoi senza perderlo per cazzate in internet.

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bellissimo post e mi permetto di darti un consiglio: il tempo VOLA. dopo i 40 ancora di più. investilo nel suonare appena puoi senza perderlo per cazzate in internet.

Esattamente quello che sto facendo io
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