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Cazzo pure il titano però... Volevo anche chiedervi, ci sono differenze nel saund tra l'Arc Klone gold v2 e gli altri Arc Klone sempre v2? No perchè la versione Gold con le manopolozze color trasù de ciuc non è che puoi lasciargliela lì.
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Figa l'algoritmo! occhei vado allora (meno male va'). Ecco. Perchè? Ma tu ormai sei giggitale, cosa te ne fai del gianni raimondo? Dammelo ammè. Comunque grazie a tutti. Il mio portafoglio confidava in un vostro ampio sgonfiaggio del gas, invece adesso me paro un pallone tanto m'avete gonfiato.
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Si beh sono uno di quei minchioni che il Jan Ray lo accatterebbe anche. L'ho provato neh. Mi garba parecchio anche l'Arc Klone. In questo periodo mi piacciono i suoni un po' alla Matt Shofield... Conosco bene il Tim quindi non starei lì a ragionare sul fatto che il Jan Ray è lo stesso pedale ecco. La domanda è: secondo voi puo' aver senso accattarseli tutti e due per magari sperimentare delle belle boostate uno dentro l'altro e viceversa, oppure sono tutto sommato alternativi perchè simili come "mojo" (mojo? ma vadavialcù), nel senso che pare che lo stesso Shofield abbia ejettato il Klon dalla board in favore del Jan ray tanto per cambiare un po'? Devo ammettere che l'Arc Klone mi ingrifa a missile.
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Ah ah ah, sì. Comunque non mi riferivo a un generico nazionalismo scoreggione, pure se non disdegnerei un minimo di quell'orgoglio di cittadinanza che per esempio hanno gli americani. Indipendentemente dall'orientamento politico. Piuttosto mi riferivo alla passione, alla cura, alla qualità, alla serietà, quando non addirittura amore, rispetto alla propria attività. E non di meno all'intelligenza e correttezza nella gestione del rapporto con la clientela. Esempietto: anni fa mi son beccato un'incultata in un noto negozio super chic super boutique su un prodotto dal costo importante. Mi hanno visto appassionato ma neofita e inesperto, in delirio da gas ma educato, rispettoso e per nulla rompicoglioni, e invece di aiutarmi a crescere e coltivare la mia passione, hanno preferito rifilarmi un pacco. Peccato, avrei potuto rimanere un loro cliente nel corso degli anni e invece, per quanto mi riguarda, possono attaccarsi al tram per non dire al cazzo, con rispetto parlando. Tra i bravi produttori di cui dicevo ci siete certamente anche voi. Non ho mai posseduto nulla di vostro e non vi conosco, ma mi sembra che l'approccio possa essere quello giusto. Tra l'altro, dalle foto, la "Brivido" non mi sembra brutta o troppo tamarra. A naso direi invece che è tamarra al punto giusto con quel tocco di stile italiano che probabilmente sarà piuttosto apprezzato negli States.
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Dai, sta venendo fuori una bella discussioncina. Ovviamente il mio post di apertura pareva un filo provocatorio, pure se un po' è così, giusto per solleticare la partecipatio. Di base pure io accatto quello che mi garba, quando le finanze me lo permettono. Se volete si potrebbero anche mettere sample o videi per discuterci intorno. Questo è un forum per iniziati paura, mi sono iscritto per approfondire la mia conoscenza infatti, dove il livello di competenza pare davvero alto. E dove ho scoperto un sacco di robba sopraffina di cui non sospettavo neppure l'esistenza, frequentandolo in sola lettura. Siccome a volte il prodotto italiano può essere sottovalutato se non spesso sconosciuto, mi pareva utile blaterarne adeguatamente.
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Musica americana, gear meregano del kansas city proprio. Fino adesso ho ragionato così. Vabé poi ho sempre mal sopportato la nostra filosofia di fondo ampiamente diffusa: mi arrubo la cinquanta Euro subito e scappo col malloppo che son furbo solo io. E quando non ti arrubo sono talmente arrogante e pieno di spocchia che, davvero, no grazie. Lasciamo perdere anche quella faccenda là di dire una cosa e poi farla pure paro paro a come l’avevo detta. Son cose che di base, per cultura, non ci appartengono. No way. Eppure, con più di una punta di orgoglio patriottico, sono molto contento di constatare il crescente successo internazionale di alcuni bravi produttori nostrani, che provano a tenere alta la bandiera. Per esempio l’Echosex a naso lo comprerei. Per il momento di robba italiana possiedo solo il cono del mio combetto. Vi proporrei invece, se volete, di postare qua il vostro gear Made in Italy a mo’ di summa, con motivazioni, impressioni, gas, come e perché. Chissà che non venga fuori qualcosa di interessante.
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Bananas replied to guitarGlory's topic in 102Mhz: Radio Effetti
Sì per forza, dev'essere tutto nel nuovo switch. Amen.- 51 replies
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Ramble FX "Marvel Drive" Marshall-In-A-Box
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Vero che nei demi degli OD non andrebbero usati reverb e delay o altri effetti, ma poi in genere finisco per usarli con reverb e delay always on (reverb intorno a 3 per ambientare, delay slap corto appena appena un pelo per dare un ciccio di profondità in più), insomma tendenzialmente mi ascolto anche quelli così mi faccio un'idea ecco. Ma siccome, come vi sarete accorti dai miei post, sono un cialtrone devastante, in questo periodo sono vittima del seguente mood: Basta vendo tutta la pedaleria. Ma perchè? Cosa non ti funziona? Niente, anzi sono molto contento e soddisfatto di tutto il setup e ancor di più dei suonini che ci tiro fuori. Per le mie necessità sto proprio a posto. E allora? Neanche io mi so spiegare come. Magari mi passa e sto fermo come sto che sarebbe la cosa giusta. Però il marvel mi dà sugo, come il giovanni raimondo, Il deuce, il pettygiovanni, l'ultravaib, ecc. ecc. ecc.- 51 replies
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Ramble FX "Marvel Drive" Marshall-In-A-Box
Bananas replied to guitarGlory's topic in 102Mhz: Radio Effetti
Riesumo. Gas. Ma veramente sto pedalozzo può suonare anche così, o è il tipo che è un manico visto che fa dei demi un po' alla Misty Moments del Vilo, tipo quello dell'Ultra Vibe?- 51 replies
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Per quello chiedevo se qualcuno l'ha provato. Un altro paio di demo:
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Qualcuno ha avuto modo di provare la nuova versione del vibe Drybell? Mi pare costosetto e non griderei al miracolo dai sample, però formato e feature sono interessanti. Ma come suona veramente? Nel senso, dà veramente sugo? Uhm, comunque il vibe che preferisco come suono tra quelli provati rimane lo Sweet Sound Ultra (attualmente grattugio un onesto Deja senza lode e senza infamia):
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Bisogna dire che provando coni diversi senza fare niente altro, questo combetto cambia parecchio carattere: a ciascuno il suo. Ora, per me il mojo rimane chiaramente nella maniglia simil pelle maròn mentre l'headroom è nella graticola sempre maròn, e il vibe è tutto nel logo Fender anch'esso maròn. Ma se non fossi un cialtrone, probabilmente suggerirei di accattarsi usato in buone condizione un Bj normale stock in Tolex nero intorno ai 350 neuri. Valuterei poi per prima cosa quelle poche mod tipo filter cap e tone stack, per poi sperimentare un cono che soddisfi il gusto personale. Io proverei volentieri gli Eminence Texas Heat e Swang Thang ma soprattutto il WGS ET-65, che dai sample mi garba parecchissimo. Mentre il Jensen finirei per tenerlo comunque a porata di mano perchè ha alcune peculiarità che pure mi garbano. In sostanza direi che il BJ come combetto più che furbo per sfruculiare tutti giorni poca spesa tanta resa, ha decisamente il suo bel perchè. In un mondo più equo e giusto ci affiancherei senz'altro una culandreria point to point super boutique american, a cui affiancarne ovviamente una più british.
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Sì ma non è che poi mi perdo le campanelle? Ci tengo alle mie campanelle. In effetti sarei anche in vena di esperimenti. Pure se per le mie esigenze del momento mi soddisfa abbastanza com'è.
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Boh, secondo me solo cono e rivestimento esterno. Ti confido però che il mojo è tutto nella maniglia simil pelle maròn.
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Dimenticavo, in soggiorno fa la sua porca figura.
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Rece Blues Junior Lacquered Tweed Forse classe A/B (me ne batto il culo) ma certamente con tante campanelle dentro in 15 watti. Tempo fa mi sono accattato il suddetto proto-minchiotto. Spinto da profondissime motivazioni sul filo di un misticismo autarchico che sono le seguenti: 1. La finitura Lacquered Tweed è una figata con la sua bella maniglia simil pelle maròn e la graticola altrettanto maròn. In più davanti c’è proprio anche scritto “Fender”. 2. Mi serviva il master control per grattare basso e sereno a casina. 3. Ma ‘sto cono Jensen reissue tipo con le campanelle pseudovintage dentro? Boh, intanto me lo accatto, poi vediamo. 4. Non è che avevo proprio i milioni in saccoccia da spantegare al vento. Contro: 1. Costa troppo per quel che è. Circa 600 neuri nuovo. È uscito da poco (prima si chiamava NOS Tweed). Quando sarà sui mercatini non va pagato usato più di 400 se stock e in buone condizioni (le eventuali mod sensate andrebbero pagate a parte). 2. Va verificato l’assemblaggio generale a volte troppo sbrigativo, in particolare la coppia di serraggio della viteria. Pro: 1. Il Tweed, maniglia e graticola maròn. 2. La combinatio volume/master è tutto ciò che mi serve per star contento in casa ma volendo anche in piccoli gig pestoni moderati. Potenza comunque ce n’è d’avanzo. 3. Le campanelle pronunciate che se non ti garbano è meglio di no. A me mi garbano. 4. Ci esci simil SRV in un nano secondo. Ma pure Rory, Clapton, e spippolando un microzic con pedaleria, pure il Jimi grittato. Se lo chiudi jazzeggia con dignità. 5. Con volume su e master giù draiva proprio benino direi. Facendo il contrario, bei puliti ma molto caratteristici. Ecco non è un Carr Rumbler, per dire. 6. Il riverbero a molla, bellino dai, chimeoso/swelloso quanto basta per farmi contento. 7. Se ti piace quel tipo di timbro, suona benino subito, senza impazzire coi nottolini in millemila combinesciòns che poi c’ho subito mal di testa. 8. Sì c’è il tastino Fat che ha il suo bel perché. Ma io uso i pedali quindi fregomene. 9. Sfrigola e sfriccica. Gritta benino dai. Il cono Jensen C12N reissue sul Bj: Dire che suona stellare come i Jensen dei Sixties sarebbe una minchiata. Però a mio gusto suona bene, mi piace, il carattere di fondo è quello. Per chi vuole tutto subito e non ama spippolare l’Eq sull’amp, sui pedali, e non usa volume e toni sulla chitarra, non va bene. Vero, a prima botta potrebbe sembrare duretto in alto se spinto generosamente con gli od, ma se spippoli un pochino – ho detto un pochino non un pocone – ci tiri fuori, sempre a mio gusto, dei gran bei suonini per niente duri. Belli vintaggiosi setosi invece, con attacchino pronto e preciso, sempre di fondo vellutoso eppure squackeggiante punchoso. Esce bene nel mix. Le campanelle non le togli: meglio così. Pedalanza: L’uso più corretto sarebbe chitarra, lui – il BJLT – e stop: goduria casalinga onesta, a volumi possibili per il vicinato, garantita e subito. Il suo pedale perfetto a mio parere è il Tim V2 et similia a fine catena sporca. Oddio, più che perfetto, senza esagerare, direi un fratello per questo combetto senza troppe pretese ma che ci sta decisamente dentro. Il Tim non tanto come OD, piuttosto come complemento dell’amp o secondo canale appunto, in cui buttar dentro magari un tube screamer, riverbero a 3 con l’aggiunta di un delay corto giusto per ambientare; non ti ferma più nessuno. Te lo scrivo dove vuoi. Vai trà. Bene i vibe veri analog. Bene i simil Leslie digitali. Quasi urlo i fuzz al germanio a cannone, ma ottimi anche se ritenuti in modalità boost o drive a inizio catena da buttare poi nel Tim; pure da soli ci stanno però. Volendo, un filo tirati per i capelli, ci possono stare pure i Rat ma bisogna spippolare altrimenti slabbrano fango e possono essere duretti in alto sì, ma tu butta tutto dentro nel Tim e stai a posto. Muff non so, non ce l’ho. A naso non ce lo vedrei. Figo col wha. Chissà un Jan Ray o un Arc Klone. Overall: Non vi dirò che è il meglio amp disponibile sul pianeta per sculander chic super boutique in prospettiva gay pride perché non è vero. A dispetto delle finali EL84, suona proprio Fender comunque. Credibile, sugabile, e, rimanendo in ambito Fender american sound, discretamente governabile e duttile, nel senso che si possono ottenere a casina e a volumi contenuti ma suonabili, sia classiche sonorità simil tweed che blackface. Sia pulite che sporche, in entrambi i casi, onestamente, più che convincenti in relazione alla sua fascia di prezzo. Robba buona dunque per blues, country e rockettazza medium to abbastanza hard no metal. Stop. Mangia bene Strato, Tele e 335. Non saprei Les Paul: mai provato. Pesa un cazzo, è piccolo, è bello da vedere. C’ha il master. Che non è un Carr Rumbler né un Tweed handwired del càstom sciòp o un Super Reverb del ‘65 l’ho già detto? Mod: Se trovassi qualche buon’anima magari qui su Radiochitaz che volesse aiutarmi nel raggio di 100km da Milano, di elettronica sono vagamente infarinato ma se attaccassi il saldatore il pianeta avrebbe i minuti contati, mi piacerebbe sperimentare roba tipo le Billm (http://billmaudio.com/wp/): condensatori sicuro, forse tone stack, magari trasformatore de potenza, bias regolabile sì e forse presence control, o qualsiasi cosa che venisse in mente a qualcuno che ne sa per sul serio. Poi vediamo insieme pecunia compresa, e quando l’avessimo definitivamente sputtanato, ci facciamo una birra. Minchia quanti videi ho messo?
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Ah può essere benissimo: quel poco di anedottica sugli Shadows che conosco l'ho appresa dal tipo. Posso solo dire che nel suo parco giochi ha una foto a mo' di poster con lui, Marvin e la '59.
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ragaz non entro nella diatriba legni/pu, vintage vs moderno o analogico vs digitale. Non sarei peraltro in grado e non era quello il senso della mia lenzuolata. In realtà per me si è trattato solo di allaragre le mie conoscenze per pura e semplice passione. Naturalmente anche la componente affettiva e culturale gioca il suo ruolo. Tuttavia una cosa per quanto idiota mi par giusto dirla: prima di fare confronti definitivi, bisognerebbe avere avuto la possibilità di sentire dal vivo, con calma, uno strumento vintage dell'epoca in ottime condizioni generali, con un corretto set up corde/ponte/manico compreso che ha pure lui la sua bella importanza, collegato ad un amplificatore dell'epoca anch'esso in ottime condizioni generali. Ti ci aggiungerei anche suonato decentemente, quindi non da me. Ecco, siccome quella botta di culo lì l'ho avuta, mi è sembrato giusto condividerla con altri appassionati. Tutto qua. Di sicuro se io fossi un chitarrista professionista e non un cialtrone quale sono, andrei di strumenti moderni di qualità ben assettati e di roba tipo Fractal, per ovvi motivi di praticità/varietà in ogni contesto. Tra l'altro visto il velocissimo e impressionante progresso tecnologico in campo musicale, tra due anni probabilmente uscirà uno scatolotto con realtivo cavetto da infilarsi direttamente nel gnao, che oltre al suono esatto di Hendrix, ti darà pure la sua tecnica e il suo feeling. Basterà poi collegare il tutto allo smartphone. Mentre dal canto mio, probabilmente continuerò a grattare la mia robaccia sulle mie Strato con relativa ferraglia analogica. Non per questo dirò che il digitale è uno schifo, semplicemente perchè non è vero.
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Ah beh,di certo il tipo non è un pistola. Pure se negli anni in cui metteva insieme i suoi ferri non pensava al business ma era spinto da pura passione, visto che andava decisamente controcorrente. Da quanto mi ricordo i personaggi son quei tre lì, e come dicevo ero concentrato su Fender. Non ricordo molto altro. Poi vabbè, la contemplazione e conseguente condivisione della bellezza, in genere non sembra proprio al centro delle preoccupazioni nel mondo nuovo contemporaneo. Cosa gli vuoi dire invece al nostro stimato e comune amico Zlatan, lo sa perfettamente pure lui che se va al Guggenheim e si fotte una picassata poi non la rivende a nessuno.
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Concordo a missile proprio. Senza andare chissà dove, basta prendere un Blues Junior super cheap tipo il mio e provare a cambiare tre o quattro coni diversi decenti. Solo cambiando un cono, cambia tutto.
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Intanto grazie a tutti per l'apprezzamento: coi post a lenzuolata si rischia sempre una fulgida trapanata di zebedei. Col collezionista invece non ci vediamo da un pezzo, mentre col mio amico siamo appunto parecchio amici quindi la moglie, che è un'amica pure lei, non la provolo no. Mi è comunque tornata voglia di fare un salto a contemplerare tanto ben di Dio perchè ultimamente mi è anche tornata la voglia di suonare che mi è altalenante. Oddio suonare, sbluesrockeggiare ignorantemente ad minchiam più che altro... Foto al momento non ne ho, e comunque non le posterei senza il permesso del tipo. La prima volta che avrò occasione di vederlo magari glielo chiederò. Le Les Paul non le ho provate: bellissime comunque. Un paio appartenute alle stesso Les Paul, bellissime anche le 335 in su e in giù, le Gretsch, compresa una delle White Falcon di Elvis, le Gibson acustiche come le Martin. Tutte con le loro belle certificazioni storiche. Considerate però che il tipo si accattava molte delle sue chitarre nel periodo in cui esplosero i vari Van Halen, Vai, Satriani e via dicendo. Cioè nel periodo del punto più basso della produzione Fender. Le Strato le schifavano tutti, era un periodo in cui si guardava avanti e non indietro come oggi, chitarristicamente parlando. Era esploso anche il Pop con sequencer e mega stack di tastieroni. E infatti molte delle sue chitarre le ha pagate poco rispetto ai valori attuali. Per quanto riguarda il suono, la mia impressione è che la lunghissima stagionatura dei legni di qualità, determini quella magnifica risonanza generale che arriva bella bella nei pick up, e da lì all'amplificatore. Non sono più riuscito a sentire dal vivo "quell'effetto pianoforte", quella ricchezza amonica, di cui dicevo nel postone. Rozzamente, basta fare un Mi a vuoto in prima posizione, senza effetti, pulito ed equalizzato flat e a volume umano, per sentire quando dura il suono. A parte la rotondità vellutata, su quegli strumenti vintage non finiva più. Ho anche l'impressione, ma magari sbaglio, che negli srumenti moderni di produzione industriale facciano molto wiring e pick up. Pure se la differenza tra una tastiera in palissandro e una in acero ovviamente si sente. Tuttavia sulle Fender di oggi, anche super cheap, mi piace valutare che l'accoppiata corpo/manico sia riuscita quindi ben risonante anche da spente. I pick up si possono sempre cambiare, i legni duri che non vibrano no. Infine c'è il contributo dell'amplificatore spesso sottovalutato, ma che invece ho imparato a considerare uno strumento al pari della chitarra. Insomma, le variabili sono davvero molte. Infine considerate che non sono un vero espertologo plurititolato ma un semplice appassionato, dunque potrei anche aver deltto delle gran minchiate.
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Ecco, i post tipo questo sono uno dei motivi per cui ho deciso alla fine di loggarmi su Radiochitarra. Ovviamente il collezionista, di chitarre, non di mogli, ha la moglie gnocca sì. Come pure il mio amico.
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Intro. Ecco un “postino” per chi avesse voglia di leggere, l’avevo già pubblicato su un altro forum ma lo schiaffo pure qua, se vi desse noia lo piallate e mi bannate a vita, concernente una delle collezioni Fender (ma anche Gibson e altra robetta) più importanti e complete del globo terracqueo, che, vedi un po’, è in Italia. Nelle mani di un privato. Caso mai qualcuno, leggendo più avanti, capisse di chi si tratta, lo prego vivamente di NON fare il nome del personaggio in questione per ovvi motivi. Siamo comunque su un forum pubblico e la privacy è anche un obbligo di Legge. Conobbi questo personaggio per puro caso al matrimonio di un mio caro amico squattrinato come me, che ebbe la brillantissima idea di sposarne la figlia. Una vera ingiustizia insomma, visto che il mio amico non suona e delle chitarre non gliene può fregar di meno. Com'è, come non è, finisco a parlare di chitarre col personaggio in questione. Il quale è stato anche musicista per davvero nei Sixties. Molto appassionato, nonché amico personale, di questo signore qui con la Strato rossa e gli occhiali: E infatti mi invita nel suo vero e proprio museo, di fianco allo studio di registrazione che ha in “casa” per giocare. Bene, buttata lì su una poltrona c'è una Strato '59 di fianco ad un AC30 col suo bel Binson appoggiato sopra. Ingenuamente gli dico: “Capperi! Sembra il setup di Hank Marvin...” E lui ridendo: “No, è il setup di Hank Marvin. Quello con cui è stata registrata Apache in pratica.” Non ho saputo trattenermi ed ho esclamato: “'Ma porka paiella impestata di your sister!” A momenti collasso: tutte le Gibson storiche possibili e immaginabili, senza contare le Gretsch. Ma essendo io prevalentemente un fenderista, mi fiondo diretto verso una “Broadcaster” in condizioni eccellenti nonostante l'età che ha subito di fianco una “Nocaster”, fino alla “Telecaster”. Ci sono proprio tutte. Dal '51 al '65. Punto. Mentre tentavo di riprendermi coi sali, girato l'angolo, le Strato. Tutte: dal '54 al '65. Compreso un prototipo in cedro libanese col body in due pezzi giuntato sulla spalla superiore. Vi risparmio le acustiche e gli ampli... Ma la cosa più sorprendente in assoluto, visto che lo avevo appena conosciuto, è che mi ha offerto di farci una grattata insieme. Così, mentre lui porta in giardino con adeguato carrellino semovibile l'AC30 di cui sopra, io mi fiondo verso una Strato '62 Sunburst. Da sempre l'oggetto dei miei sogni bagnati. Ovviamente suoniamo Apache e io gli faccio da ritmico. Perché il tipo qui suona pure. E anche bene… Parte Seconda. Ma come sono queste chitarre leggendarie che arrivano a costare oggi quanto un appartamento? Prima di addentrarmi in considerazioni personali scaturite da impressioni altrettanto personali, vi avverto che non sono né un liutaio competente, né un buon musicista. Ma semplicemente un appassionato di certa musica, o meglio, di certi suoni, che si ottengono con certi strumenti ma proprio volendo, e io non voglio, pure con Fractal e Line 6. Siccome si tratta appunto solo di una passione tra le altre, mi piace, quando il tempo lo permette, approfondire un po' le cose con un approccio filologico. Quindi mi documento per avere almeno un'infarinatura di base che mi consenta un minimo di cognizione di causa. Prima della crisi e quando il portafoglio me lo consentiva, ho girato molte Strato negli anni, comprate e rivendute, fino a trovare i “miei” strumenti. Dalle Japan vintage alle Standard americane, dalle messicane alle Custom Shop americane. Il personaggio di cui sopra, ha raccolto i suoi strumenti nel corso di tutta la vita. Ben prima della nascita del Custom Shop Fender e della seguente mania relic, si dice, ispirata a John Page da Keith Richards degli Stones. Dunque, il personaggio, a suo tempo cercava strumenti originali dell'epoca certificati e garantiti direttamente negli Usa e nelle migliori condizioni possibili. Cercava fondamentalmente delle vere NOS. E tra la metà degli anni '70 e '80 ancora si poteva. Mica come molta roba che gira oggi spacciata per vintage sopraffino. Soprattutto se a prezzi allettanti. Comunque stellari. Il tanti casi sono pacchi. Quanti milioni di chitarre avrà mai potuto produrre Leo Fender dal '51 al '65? Comunque sia, nel vintage vero e proprio non esiste pedalanza. O meglio, qualcosa di rudimentale usavano anche, tipo i primi fuzz o wha, cioè roba modernissima venuta dopo, ma la cosa più importante erano gli strumenti: cioè la chitarra e l'amplificatore. Considerato anche quest’ultimo un vero e proprio strumento al pari della chitarra. Poi c'erano tremoli e riverberi valvolari, gli echo e più o meno stop: mani, orecchie, cuore e capoccia. Non ho avuto modo di provare tutte le sole Fender del personaggio – veramente tante – ma solo alcune. In particolare la '59 di Marvin col suo AC30 abbinato, un prototipo '54 in cedro libanese, una '62 e una '65 col transition logo. Sfatiamo qualche mito: mica vero che tutte le pre-CBS suonano incredibilmente superlative. Alcune suonano proprio da schifo come molte attuali Custom Shop. Infatti il personaggio mi disse che dovette scartarne diverse durante la sua ricerca, pure se in particolari custom color e storicamente rilevanti ai fini della sua collezione. Questo per dire che molti strumenti odierni, anche di fascia medio-bassa, suonano proprio bene e spesso meglio di quelli vintage originali. Anche qui contano solo le orecchie e le mani. Tornando alle chitarre del tipo. La '59 è davvero impressionante. Mai sentito nulla di paragonabile sino a quel momento. Sembra un pianoforte. Armonici “lunghi e profondi” a non finire. Prima di essere un'elettrica è una “solid body acustica”. Estremamente risonante e potente già da spenta. Trasmette la vibrazione dal body direttamente allo stomaco in maniera molto consistente e avvertibile. Costruita all'epoca su specifiche dello stesso Marvin nel suo tipico custom color, ha un manichino sottile con tastiera in palissandro e tasti jumbo. Il ponte è ovviamente tenuto flottante. Pick up anche quelli su specifiche delle stesso Marvin di cui non ricordo con esattezza le caratteristiche tecniche per cui non mi avventuro, diciamo che potete farvi un'idea studiando le caratteristiche dei suoi Kinman signature. Nessuna particolare finitura speciale o magico switch nascosto. Corde grosse. Non ricordo esattamente nemmeno la scalatura ma direi simile a una muta 0.11/049, a me peraltro ben nota e confacente. Action piuttosto alta con assetto generale pressoché perfetto. Sostanzialmente una chitarra sugli standard dell'epoca con qualche adattamento alle esigenze del playing di Marvin. Ma qui bisogna subito introdurre l'altra metà di quel suono al netto della mani di Marvin: l'AC30 e il Binson. Pur non essendo per nulla un fanatico della musica di Marvin – sono un ignorantone e vado di rock blues alla carbonara – l'emozione di accendere un AC30 dell'epoca con tanto di logo (ingiallito) verniciato sopra “The Shadows” è stata grandissima: se non altro per la Storia. Marvin è stato uno dei primi, se non il primo, a portare “davanti” la chitarra elettrica secondo la concezione moderna. Il suono se volete ve lo potete sentire nelle registrazioni originali dell'epoca, ampiamente rintracciabili in rete. Mentre il set up che vedrete in foto e video dell'epoca è proprio quello, non simile ma quello, che ho avuto tra le mani. Bene, quell'AC30 non è ovviamente paragonabile a quelli odierni. Non dico meglio o peggio per non scatenare le solite pippologie espertologiche, dico diverso. Semplicemente perché è costruito diversamente. Con tecnologie e componenti dell'epoca. In ogni caso una gioia per le orecchie: una purezza, una dinamica, un timbro semplicemente stellari. Mai sentiti per me dal vivo sino ad allora. Infatti successivamente ho cominciato a fare molta più attenzione a quanto ascoltavo, avendo avuto la possibilità di aumentare di molto le mie conoscenze. Comunque sia, ho chiesto al legittimo proprietario di tanta bellezza di settarmi il tutto in stile Shadows per la prova. Orca boia! Che suono. Puro Paradiso per me. Eppure niente a che vedere col suono di Marvin. Semplicemente perché suonavo io. Dunque ci ho grattugiato sopra la mia ignoranza: non volevo andar più via. Restituito il set up con le stesse regolazioni al legittimo proprietario, dal suo playing usciva invece esattamente il suono di Marvin. Perché è la sua musica e se l'è studiata, introiettata e provata tutta la vita. Parte terza: la prototipo '54 in cedro libanese. Mi permette di fare una semplice considerazione sui body in più pezzi. Oggi le Fender di “qualità” hanno tutte il body in due pezzi giuntato al centro. Alcune custom shop “master built” dai prezzi improponibili hanno il body in pezzo unico mi pare. Dalle american standard comprese in giù (ma a volte anche in su) son quasi tutte col body in tre pezzi. Quindi una schifezza? Proprio per niente. Anzi, in linea teorica è quasi meglio il body in tre pezzi con il blocco centrale unico – a cui è avvitato il manico – con le due spalle poi giuntate. Sempre in linea teorica il blocco centrale dovrebbe garantire un pelo di sustain in più con conseguente miglioramento della risonanza generale dello strumento. Non mi avventuro oltre per non dire altre sciocchezze... Le Fender pre CBS dal '51 al '65 avevano in genere il body in un pezzo unico. Ma non sempre. Anche qui in linea teorica sarebbe la soluzione migliore in termini di risonanza. La ragione principale sta nella reperibilità e nella stagionatura di legni di qualità. All'epoca non c'erano tutte le restrizioni ecologiche che ci sono adesso in termini normativi. Specialmente su legni particolarmente rari e costosi. Ed è anche la ragione principale per cui le produzioni su larga scala odierne di qualità hanno minimo il body in due pezzi. Al tempo il legno costava quindi molto meno in proporzione ad oggi. E ce n'era una disponibilità molto maggiore. Sia in termini di quantità che di qualità La '54. Solitamente per le chitarre dell'epoca col body in due pezzi, si preferiva giuntare sulla spalla superiore e non al centro. Per le ragioni indicate più sopra. Mollata la '59 di Marvin, la chitarra che mi fu assegnata per il “gig” dal tipo era appunto questa prototipo '54 in cedro libanese – ma ho provato anche la '62 e la '65 – per le nostre grattate. L'amp assegnatomi per lei era un Twin Reverb. Non ricordo di che anno; sicuramente un anno buono. Vietatissimo l'uso di qualsivoglia pedalino. Tastiera in acero. Tasti vintage piccolini. Muta 010. Un “V neck” cicciottello da urlo. Body ovviamente verniciato nitro con venature a vista e al tatto in un bel sunburst a due toni dall'aspetto scuretto tipo tobacco. In ottime condizioni. Perfettamente assettata. Questa chitarra, mi è stato detto, e non ho avuto motivi per dubitare conoscendo il personaggio, a proposito, vi ho detto delle Gibson? E delle Les Paul di Les Paul? Vabbè, torniamo alla '54 che era appunto una prova, un prototipo, di Leo Fender per un'edizione in cedro libanese derivante da una partita di legni su cui aveva messo le mani. Questo ci fa capire che all'epoca i legni avevano la loro bella importanza anzichenò. Dimenticavo, da un punto di vista della liuteria, direi che il livello di finitura delle chitarre d'epoca è paragonabile a quello delle odierne Custom Shop. Che a parte le costosissime “master built” sono anche quelle di produzione industriale. Diciamo che le Custom Shop di oggi possono equivalere alle standard dell'epoca in termini di cura e qualità costruttiva. In più dovrebbero essere usati dei legni di maggiore qualità e più selezionati ma ovviamente non paragonabili a quelli dell'epoca. I pick up sono i classicissimi '54 d'epoca. Con ancora un ottimo livello di output e un magnifico colore nonostante l'età. Più che pick up direi dei veri e propri cantanti. Il suono? Porca paiella ladra impestata! Stesso ragionamento sulla risonanza e trasmissione della vibrazione allo stomaco fatto per la '59 di Marvin. Solo che in questo caso i pick up hanno proprio quel suonino sentito in molti dei miei dischi preferiti. Dolce e delicato ma pieno e nel contempo friccicoso, ricco e dinamico. Non troppo aggressivo eppure cattivello insieme. Insomma, una '54. Zio bello che bassi! Pieni e profondi. Infiniti ma non invadenti, leggermente sotto. Medi a volontà ma per nulla nasali o inscatolati fastidiosi. Ma invece aperti e dinamici. Cantati appunto. La gamma alta? Che ve lo dico a fare. Selettore rigorosamente a tre posizioni. Purtroppo il personaggio non ha voluto saperne di regalarmela. Sarà stato il Twin d’epoca, potreste obiettare molto correttamente voi: no, era proprio la chitarra. Semplicemente perché mi ero portato dietro il mio "catrame" Custom Shop che possedevo allora. Era una stupenda time machine '60 relic bianca con tastiera in palissandro e manico bird eye, uscita nei ‘90 dal custom shop di John page, e che avevo portato proprio, chiedendo il permesso in occasione di un’altra grattata, per fare dei confronti con le originali. L'ho suonata sia nel AC30 che nel Twin. No bella eh, bei suoni e tutto. Finitura stupenda. Ma dopo i confronti rischiavo di farci legna da camino e l'ho venduta subito. Buona Befana allora.
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Ne ho provati alcuni ma col compressore alla fine ci faccio poco. Tuttavia mi era piaciuto non poco il Dynassor di Jam Pedals, non costa uno sprosposito nuovo e usato si trova a poco, di Jam ho il ratller che a mio gusto è un gran bel Rat. Bei Pedali i Jam (sempre a mio gusto):
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Disbrigo la presentatio, mica che poi mi becco il cazziatone al primo post. Siccome da un bel pezzo frequento questo forum in sola lettura, mi son detto: vabé allora mi iscrivo, così magari posso sficcanasare anche la sezione "amp" che mi interessa pure lei. Le cose che mi garbano di Radiochitarra sono essenzialmente quattro: 1. " Qui non ci sono Regolamenti, se non quelli stabiliti dalla Carta Costituzionale della Repubblica italiana ." 2. L'ironia di fondo; già non reggo quelli che si prendono troppo sul serio nella realtà reale, figurarsi nella realtà virtuale di un forum per chitarristi. 3. La passione e la competenza tecnica che ho trovato qui in giro, che poi è il motivo principale. 4. Al momento non c'ho 'na lira, ma confido in un luminoso futuro che mi consenta di accattare il meglio del master built super boutique molto ma molto nos con il mojo dentro, pure se il Lex è molto più comodo e pratico di un Leslie 147. ps. C'ho anche un po' quella sfiga là del blues e delle strato. Vi informo subito che mi piacciono Hendrix, Srv, Clapton, Richards e dintorni di sopra e di sotto (solita sbobba insomma), mi piace il rockettone anche hard alla AC/DC - si è vero i loro pezzi sembran tutti uguali e mi piacciono per quello - mentre il metal anche no, ma se a uno gli piace quello io non ho problemi; mi piacciono pure i fighetta jazzosi alla Robben Ford e pure tutti quelli prima mica scherzaveno, tipo Django o Christian e svariati altri. Bravo anche Gilmour per carità. A suonare sono un cane morto però lo shuffle ce l'ho. Pentatonico incrociato con maggiorate e minorate, più quelle note lì buttate dentro un po' ad minchiam che quando ci stanno sto contento. Non mi risulta di avere l'anima bucata. Insomma, sono uno di quelli che un pezzo tipo quello sotto se lo ascolta proprio dall'inizio alla fine:
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