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Quando ho acquistato questa chitarra, ho fatto contestualmente sostituire i pu di serie, i Texmex, con i Fat50. Ho pensato ad un mini HB al ponte, ma gli attuali magneti mi vanno comunque bene. Gli upgrade sarebbero il cambio delle molle e del blocco inerziale, come mi ha suggerito Lorenzo. Il costo delle parti sarebbe intorno ai 110/120 euro, ben sotto il valore nominale della chitarra.
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Bella domanda...
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Probabilmente, anzi, sicuramente in uno dei miei deliri ciclici dovrei avere già aperto una discussione simile; vi chiedo in ogni caso di soprassedere e di comprendere empaticamente la mia pigrizia innata. Come ho scritto in un altro 3d, in questo periodo, complice anche il cambio, evidentemente poco felice, del tipo di corde, sto facendo molta fatica a suonare con la mia unica chitarra elettrica, una Stratocaster Road Worn '57, sia per quanto attiene ai bending che per un settaggio da rifare. Già da diverso tempo il buon Lorenzo (Guitarglory, per intenderci), supportato anche da altre persone del forum e con tutta la sua pazienza, mi ha suggerito degli eventuali upgrade che andrebbero a migliorare suonabilità e intonazione, ma io, a volte per congiunture sbagliate, altre per mia indecisione cronica, continuo a nicchiare. Azzardo anche l'ipotesi che dopo molti anni sia arrivato il classico momento in cui uno strumento altrimenti comodo per me diventa improvvisamente il male da fuggire, come mi è capitato in successione con la Strato Eric Clapton, con la PRS Standard e la Strato '57 Usa, tutte chitarre per le quali ora con il senno di poi mi mangio le mani. A questo punto, anche nell'ottica di un progettino musicale al quale dovrei cominciare a dedicarmi dopo anni di strimpellate salottiere e pochi concerti estemporanei (spettacolo della scuola, reunion una tantum della vecchia band, ecc.), avrei la necessità di ritrovare un maggiore feeling con lo strumento. Le strade sono due: o faccio questo upgrade alla RW o cambio chitarra cercando di vendere, scambiare o permutare quella attuale. Ci sarebbe una terza via, cioè quella di una seconda elettrica, ma non mi convince, sia perché sono monogamo sia perché potrei eventualmente orientarmi soltanto su un modello decisamente economico. In tutto questo, non c'è nemmeno più Musicarte per provare qualcosa direttamente. Che fare?
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Sì, il Landgraff.
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Oggi è arrivato un altro pedale di Dado, l'L Dynamic Overdrive. Al momento ho potuto farci soltanto un primo giro esplorativo, ma se tanto mi dà tanto, direi che abbiamo fatto centro un'altra volta. In questo assaggio ho provato il pedale a gain alto, da ore 9 in poi, perché la mia idea è di usarlo come grado di saturazione intermedia tra il Linedrive e il JHS. Poiché è presente un miniswitch a tre posizioni, ognuna delle quali rimanda a impostazioni differenti di volume e risposta in frequenza, penso che il Dynamic sia un od che vada studiato bene, ma già con settaggi improvvisati la sensazione che mi viene restituita sia all'orecchio che sotto le dita è ottima. Di default il pedale dovrebbe essere un derivato del classico 808; ciò non significa che il Dynamic, almeno stando a quanto ho desunto da questa prova veloce, sia un mero screamer, per la riserva di gain che mi sembra superiore sia per il carattere più levigato. Seguiranno aggiornamenti. Intanto, come sempre, bravo Davide!
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Ne avevo puntato uno su MM, ma è andato.
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In questi mesi l'andamento e le dinamiche delle mie vendite sono pressoché paragonabili al calciomercato della Juventus degli ultimi anni: faccio molta fatica a piazzare pedali un tempo appetibili, sono costretto a deprezzarli generando minusvalenze o devo ricorrere a scambi, diversi dei quali con esiti non sempre soddisfacenti soprattutto in termini di rivendibilità. Sono quasi peggio di Paratici...
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Grazie per il suggerimento, ma non uso il loop. Il problema del buffer aggiunto, come dicevo, sarebbe solo logistico, altrimenti saprei già dove orientarmi.
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Intanto grazie!
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Mi trovo nella necessità di dover inserire un buffer o un pedale già bufferizzato in catena. Per questioni meramente logistiche e di gestione dello spazio sarebbe più indicata la seconda opzione, cioè quella di un pedale con buffer. A tale proposito ho visto che la versione più recente del Polytune prevede la possibilità di selezionare la tipologia di uscita. Come tuner in sé non penso vi siano difficoltà, tanto più che uso già un Polytune 2 mini con il quale mi trovo bene; il problema è capire se il buffer integrato sia valido o meno. Qualcuno lo sta utilizzando e sa dirmi qualcosa in merito? Avendo già il tuner, ho ovviamente valutato di aggiungere semplicemente un buffer, ma, come dicevo sopra, mi darebbe qualche noia a livello di sistemazione della board.
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Penso, anzi, sono certo che tu abbia centrato in pieno la questione. C'è solo un "leggerissimo" problema: a livello manuale sono un inetto quasi integrale. Al tempo, dopo aver consultato tutorial (mi ricordo, ad esempio, quello di GuitarMigi), ho provato a sistemare action, ponte e manico, ma ho fatto solo casino. Negli ultimi anni ho approfittato della prossimità geografica e soprattutto della disponibilità di Lory per sistemare quel manico di scopa con cui suono in casa. Lorenzo, oltre ad avermi settato la chitarra in modo ottimale, è sempre stato prodigo di consigli e trucchi pratici, alcuni dei quali sono riuscito a mettere in pratica, ma per le cose sostanziali sono impedito. Comunque, a parte la mia scarsa perizia nel suonare, sì, la chitarra (partiamo già da un radius da 7.25 e un manico a soft V) è abbastanza ostica e dura; con il setup non ottimale le difficoltà aumentano.
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In effetti avrei qualche pregiudizio sulle 09, soprattutto considerando che suono solo con la Strato e pickup non certo potenti. In ogni caso, se i dolori dovessero persistere, farò di necessità virtù come nel tuo caso.
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Alcune impressioni sul chorus BurnFX. Maggior limite: non è invasivo. Punto di forza: non è invasivo. Spiego questa apparente contraddizione. A gusto personale e in senso assoluto, quindi non legato all'interazione con altri pedali e in contesti di full band, a me sono sempre piaciute le modulazioni molto pesanti, ecco quindi perché parlo di limite riferendomi alla profondità non eccessiva di questo effetto. Se, invece, devo valutare il comportamento del pedale in abbinamento ad altri, ecco che questo presunto limite diventa indiscutibilmente un pregio notevole. Di norma, senza la presunzione di giudicare tout court un pedale in pochi minuti, riesco comunque a capire dopo il primo assaggio se una scatoletta faccia per me o meno. In questo caso ho fatto più prove per capire questo chorus e progressivamente ne ho scoperto e apprezzato le caratteristiche. Parto quindi dalla conclusione: anche questo è un pedale di alta qualità. Il modello che ho io oltre ai canonici controlli rate e depth presenta anche un potenziometro deputato al tono e uno per il blend per regolare la quantità di effetto rispetto al suono dry. Come dicevo, l'effetto non è particolarmente invasivo, ma ciò non significa che questo chorus risulti freddo o chirurgico. Certo, essendo abituato all'estrema profondità di un Voodoo Lab, all'inizio sono rimasto spiazzato, poi, come indicavo sopra, mi si è aperto un mondo. Questo chorus non impasta, non tira indietro né confonde il suono di base, con il quale si amalgama in modo naturale, e resta sempre molto a fuoco: se, parafrasando e mutando un poco un noto assunto, due indizi fanno quasi una prova, direi che questo evidentemente è un marchio di fabbrica dei prodotti realizzati da Davide. Lavora bene sia in pre che in post alle saturazioni, alle quali aggiunge il carattere della modulazione, senza però snaturare nulla con esiti fastidiosi, cosa che peraltro mi accadeva con altri effetti che, presi da soli, mi piacevano di più. Insomma, qui abbiamo una sintesi, non un compromesso, ma, ribadisco, una sintesi, tra suono e praticità di utilizzo. Non ultimo, trovo decisamente apprezzabile anche l'aspetto estetico. Promosso a pieni voti.
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Siamo praticamente coetanei e ti posso dire che da qualche tempo anch'io ho dei fastidi alla mano sinistra quando suono, da dolori ai tendini fino a qualcosa di simile ai crampi, soprattutto quando mi cimento più a lungo con bending e passaggi più veloci. Saltuariamente mi si blocca anche l'indice, cosa che mi è capitata la prima volta quasi tre anni fa in concerto, mentre eseguivo un fraseggio semplicissimo a chiusura dell'ultimo brano in scaletta. Come te da anni uso (usavo) le Ernie Ball 10-46. Recentemente le ho sostituite con le D'Addario che invece utilizzavo vent'anni fa ai tempi della Strato Eric Clapton. Non si è trattato di una mia scelta, ma di una necessità poiché il negozio nel quale mi servivo e che ora, ahimè, sembra aver chiuso per sempre i battenti, non aveva più le EB a disposizione. In ogni caso la mano continua a far male esattamente come prima e in tutto questo è pure peggiorato il suono. Probabilmente è anche colpa mia, perché essendo totalmente incapace di fare un settaggio non dico eccelso, ma nemmeno accettabile, non ho toccato nulla sulla chitarra. Tra l'altro, dopo questo cambio forzato, le corde sferragliano di più e in maniera fastidiosa e in alcune posizioni le note escono strozzate, tanto che pare di suonare una chitarra di cartone.
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Intanto oggi mi è arrivato anche il chorus di Davide. Non ho ancora avuto modo di testarlo bene, ma seguiranno relative impressioni.
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Le positive impressioni a caldo sono più che confermate: il Linedrive 2 è un gran pedale. Dopo tante prove ho trovato anche un settaggio ottimale che funziona egregiamente sia come stand alone overdrive che come booster davanti al drive del The AT+ . Alla fine, proprio perché la resa è differente, non c'è nemmeno conflitto con il boost integrato del JHS: se voglio un suono lead più gonfio e compresso, uso quest'ultimo, se, di contro, ne voglio uno più aperto con un pelo di gain in meno, aggiungo il Linedrive.
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Oggi ho fatto altre prove. Anche con il drive alto il pedale è godurioso, perché resta molto intellegibile. Ho provato anche a mettergli davanti il Clarksdale (l'altro giorno era prima del Wampler) e devo dire che sono rimasto sorpreso, perché oltre a boostare bene gli altri pedali, si lascia spingere bene. Altri punti a favore per questo drive!
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Solo quando trovo un lead che mi dia più soddisfazione (non è impresa facile...) con un pedale dallo chassis di altra forma e colore.
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In realtà non mi serve più compressione per il Linedrive che, così com'è e per l'uso come od leggero, per me è già ottimale. La maggiore compressione di cui parlavo è relativa al suono lead che ho con il boost del Jhs sul suo.canale drive. Non ho mai fatto mistero di apprezzare molto il The AT+, ma sono sempre curioso di conoscere soluzioni nuove. L'idea del Jerk mi sembra molto valida come concetto e immagino che renda bene per pompare il Poundcake.
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La prova che ho appena terminato è stata fatta a volumi abbastanza bassi, ma credo che mi abbia fornito delle indicazioni di massima. Prima di illustrarne gli esiti, è opportuno fare una doverosa premessa. Nel tempo ho notato che il The AT+ può essere scorbutico con altri pedali di gain in catena, a prescindere se siano attivati o meno. Il caso limite è stato con un TC Mojo che, ovunque lo piazzassi, faceva suonare veramente male il JHS. Anche con i Wampler Plexidrive e Clarksdale in catena ho osservato l'insorgere di un pur lievissimo fastidio, in particolare se questi erano posizionati prima. Con il Linedrive non ho evinto problemi di tale sorta, anzi, addirittura il JHS sembra suonare ancora meglio se segue il Burnfx. Veniamo ora al confronto tra boost, le cui conclusioni sono comunque una sintesi delle varie regolazioni che ho usato. Nel complesso il boost integrato del JHS aggiunge al suo canale drive più compressione, più guadagno e lascia la saturazione un poco più rotonda rispetto al Linedrive in front, il quale, di contro, come già avevo osservato nell'abbinamento con il Clarksdale, rende il suono più aperto e intellegibile, seppur con minor distorsione e sustain. Cosa significa questo? A volumi da cameretta (nel mio caso da tinello...) e in considerazione della mia assai limitata perizia con lo strumento il boost integrato, proprio per la sua maggiore compressione, mi facilita l'esecuzione di linee solistiche e alle orecchie suona più pieno. Se devo, però, pensare ad un'ipotetica situazione di full band con volumi molto alti e l'intera gamma di frequenze coperta, ipotizzo che l'altro boost, proprio perché maggiormente capace di aprire il suono e di portarlo più in faccia, sia più funzionale. Ecco, questo è un altro punto a favore del Linedrive, che sicuramente è concepito per una resa più efficace laddove alla fin fine conta di più. Ho anche provato una sorta di super stack: canale drive del JHS a ore 9, quindi con una saturazione abbastanza importante ma non massiccia, e a seguire il boost integrato e il Linedrive. Ai volumi di cui sopra il suono si apre e il rumore di fondo resta ancora accettabile. In conclusione, penso che quando rimonterò l'ennesima pedalboard temporaneamente definitiva il Linedrive andrà prima del JHS.
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Per testarne la resa come clean boost , l'ho usato in abbinamento al Wampler Clarksdale, pedale che ho messo in vendita, in quanto in questo momento sono in una fase di idiosincrasia verso gli screamer. Rispetto ai classici Ibanez, il Clarksdale è già meno nasale sulle medie; con il Linedrive davanti, oltre all'incremento di botta e di gain, si attenua ulteriormente quella sorta di marcio che caratterizza questa tipologia di overdrive. Ora voglio provarlo anche prima del canale drive del The AT+ per vedere la differenza di resa con l'eccellente boost integrato del JHS.
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Per quanto non sia uno screamer-addicted, preferisco il TS9 al T9.
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In realtà ci sono refusi ed errori di battitura. Ho dei seri problemi con il touchscreen del telefono...
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Grazie a te per l'ottimo prodotto! Dopo questa pur tardiva scoperta, mi è sorta anche una certa curiosità per il Poundcake. Se non disturbo, nei prossimi giorni ti chiederei alcune informazioni a tale proposito.
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Altro giro, altre prove. Regolando opportunamente i controlli di tono, sono riuscito a smussare quella punta di durezza delle alte di cui parlavo prima. Per quanto concerne la trasparenza, be', per quanto mi riguarda non la ritengo una condicio sine qua non in senso assoluto, poiché tale aspetto è sotteso alle relative e specifiche finalità, anzi, a volte certi pedali si distinguono proprio per il loro particolare colore; ciò premesso, devo anche dire che con i controlli di tono a ore 12 il Linedrive restituisce praticamente identica l'eq di base. Inoltre, a differenza di tanti altri od, a volte anche abbastanza blasonati, il Linedrive non mi dà quella percezione fastidiosa di uno schiacciamento, che poco o nulla ha a che fare con una compressione naturale, tra gli estremi di banda, ma risulta aperto. Pur avendo fatto le mie prove a volumi non esagerati, la sensazione della dinamica, soprattutto in relazione alla forza della pennata, è molto buona.