Il problema insormontabile, per me, è che credo all'inesistenza del virtuale. Essendo nato in pieno '900 non riesco proprio a dare uno statuto ontologico nè a Spotify, nè ad Instagram, nè a Facebook. Non esistono. E voi invece ne parlate come se effettivamente avessero un potere sulle vostre vite, come se avessero una massa e in qualche modo modificassero il piano gravitazionale su cui vi trovate ad insistere. Invece non è così. Sono solo una proiezione narcisistica. Impalpabili. In fondo non contano un cazzo.
Scusami Chris, mi sei simpatico e quando sento le cose che fai mi piacciono, non ce l'ho con te, ragiono ad alta voce, per così dire, ma sta cosa di comprare gli ascolti su Spotify mi ricorda il racconto di fra Cipolla del Boccaccio, quello che vendeva le reliquie ai gonzi. Cioè, già l'avevano capito nel 1300, sono settecento anni fa. Capitava la stessa cosa con i libri e le case editrici, quelle che ti pubblicavano il libro (il romanzo o la raccolta di poesie) ma dovevi comprarne 200 copie. Vivevano sul fatto che tutti volevano sentirsi scrittori, la forza del narcisismo è una motivazione psicologica potentissima, e si manifesta facendo pagare il giovane sognatore,a volte facendogli pure fare i debiti. Sono cose che già accadono e accadranno ancora, ma almeno le 200 copie erano reali, ancora sono lì, nei garage dei poveri scrittori a prendere umido e a farsi mangiare dai topini e dagli insetti, almeno aiutano la vita. (E poi Joyce l'Ulisse, che nessuno voleva pubblicarglielo se lo pagò di tasca sua ma questa è un'altra storia)
Comunque è sempre più difficile fare il musicista in Italia, o compri gli ascolti o ti metti a fare il piazzista su YT, o suoni alla sagra della polpetta. Gli spazi per la musica sono sempre più poveri, meno male che faccio un altro lavoro.